
Polizia (foto d'archivio)
Arezzo, 13 aprile 2019 - Aveva messa a punto un sistema certosino per portar via oro dall’azienda in cui lavorava. Lo hanno trovato con circa trenta mila euro di materiale prezioso. A quel punto sono scattate le manette ai polsi di B.L. di 56 anni, operaio incensurato, bloccato e arrestato dagli agenti della squadra mobile. Da tempo nell’azienda A.M.P. di via Rossi, leader a livello mondiale nella produzione di catene in oro, il titolare, Renato Mazzeschi, aveva notato degli ammanchi. Pesanti: perché si parla di oltre duecentomila euro all'anno, frutto di circa un chilo d'oro al mese
Per questo aveva deciso di rivolgersi alla squadra mobile della polizia e incaricato Carlo Nencioli, titolare della Falco Investigazione, di far luce su quanto stava accadendo. E lui, insieme a cinque suoi uomini, in tre giorni ha risolto il problema. Telecamere e appostamenti, giorno e notte, e poi la certezza di chi fosse il responsabile e di come fosse riuscito in quell’impresa, nell’uscire con le tasche piene d’oro e bypassare il sofisticato sistema di sorveglianza, tipico di un’azienda orafa.
Quale era il suo modus operandi? L’operaio inseriva le verghe d’oro, in sostanza filamenti industriali, nelle vecchie tubazioni del gas, non funzionanti ma ancora presenti, che collegano l’interno all’esterno dell’edificio. E dato che l’uomo aveva anche mansioni di visionare l’impiantistica dell’azienda, in pausa pranzo, senza dare troppo nell’occhio e suscitare sospetti, poteva uscire e armeggiare intorno a quelle tubazioni. A quel punto prelevava l’oro e lo portava negli spogliatoi, area che non è soggetta a controlli.
Una parte del muro perimetrale dello stabile conservava ancora sul retro alcuni fori comunicanti con l'esterno, all'interno dei quali passavano un tempo tubazioni, poi eliminate. L'operaio aveva posto su questi fori, nel lato esterno, un tappo di polistirolo: incastrava dall'interno i filamenti, poi li estraeva dal muro esterno una volta uscitom, sfilando il tappo di polistirolo.
Una volta che per gli investigatori è stato tutto chiaro è stato organizzato il blitz. Nencioli e gli uomini della squadra Mobile, con a capo il dirigente Francesco Morselli, tempestivi nell’intervento, si sono appostati nel piazzale dell’A.M.P. e hanno aspettato l’uomo. Alla loro vista non ha opposto resistenza. E come era possibile visto che nella tracolla con cui stava uscendo aveva due barre d’oro da 14 carati, di circa un chilo, per un valore di trenta mila euro? Anche l’abitazione è stata perquisita e all’interno vi è stato trovato altro metallo, più di 400 grammi.
Quanto organizzato dall’uomo sembra, sia da ricondurre ad una situazione economica difficile; come conferma la questura ha due matrimoni e quattro figli e aveva contratto diversi debiti e pare avesse sviluppato una passione morbosa per il gioco d'azzardo.
Forse, in questo modo, credeva di trovare una soluzione ai suoi problemi. Ma è stato bloccato e nel processo per direttissima, assistito dal legale Marco Bufalini, ha patteggiato a un anno con sospensione della pena. Non andrà quindi in carcere, ma i problemi si moltiplicheranno, adesso dovrà trovare un nuovo lavoro.
Si tratta del secondo caso di furto in azienda nel giro di alcune settimane: il 20 marzo un altro operaio fu arrestato dopo essere stato trovato in possesso di alcune lamine d’oro nascoste nel portafoglio e ben 90 chili di argento in grani nascosto tra la macchina dove lavorava e la propria abitazione, rubate in una ditta orafa di Pieve al Toppo, quella di Giordana Giordini, presidente degli orafi di Confindustria.