
di Alberto Pierini
"Ho staccato il primo assegno alle 7 in punto": Mauro Capitani è entusiasta e divertito come fosse alla prima edizione e invece ne ha decine alle spalle. "Ho consegnato il ricavato delle vendite e-bay". Si è inventato negli anni il mercato dei libri editi dagli enti locali e non solo, pescando negli archivi e nelle biblioteche di mezza città. "All’apertura sono arrivati gli appassionati, hanno fatto incetta di volumi". E’ lì, nel cuore del mercatino ritrovato. Intorno un evento che sembra uscire indenne dalla pandemia, la folla è quella delle grandi occasioni. E soprattutto crescono i bambini: non i bambini di allora ma quelli di oggi. Che dopo 3 anni di stop l’evento lo hanno scoperto non in strada ma nel racconto dei genitori. "Sono qui dal 1979, mai persa un’edizione" dice con orgoglio Mauro Romanelli. "Ci ho portato tutta la famiglia negli anni".
Ed’ di nuovo presente Chiara Sassoli: alla prima edizione del 1978 aveva 4 anni, oggi è ricercatrice universitaria, lavora a Firenze e torna per il mercatino. Che in punta di piedi, occupa solo un lato della strada. "Ma continueremo così – spiega il presidente (e padre di Chiara) Giancarlo Sassoli – perché i banchi lavorano meglio e incassano di più". Lo spirito è sempre quello, la solidarietà fatta con saggezza da commercianti che ne sanno qualcosa: dal pioniere Gianfranco Barulli ai giorni nostri. "Siamo a 1500 coperte di lana": il gruppo delle donne prepara la copertura del mattonato di piazza Grande, il 22 maggio. "Una l’ha fatta una nonna di 92 anni. Altre arriveranno dalla Casa Pia". Intanto da piazza Grande scendono le bande: sei, tutti in cappellino giallo, la novità dell’anno. "Nel 2023 passeremo a dieci bande" annuncia Sassoli. Niente è lasciato al caso.
Alle 7 c’è l’assalto anche al banco degli arbitri. Stavolta le maglie dei big non ci sono, ma di tanti calciatori sì. "Un barista ne ha comprate 50 con tanto di gagliardetti". La maglia di Caputo del Sassuolo è ancora sul banco, quelle di Napoli e Fiorentina sono andate a ruba. Il Bar Tei e il Ristorante La Vigna aprono un banco fuori dei locali: commercio dentro e solidarietà fuori. "Per noi è una tradizione" conferma Franco Pescucci.
Ai banchi di abbigliamento la gente si riveste con poche decine di euro: la crisi a braccetto con la solidarietà. Un bambino vende anche sassi e c’è chi li compra. "L’orologio? Costa due euro signora, ma non c’è la pila". Lei brontola un po’, lui alza gli occhi al cielo. Alle 11 i macellai finiscono la prima porchetta, alle 13 la seconda. "Chiuderemo con un incasso intorno ai 30 mila euro" pronostica Sassoli. Una signora vende i dolci fatti a mano. E’ vestita da tavolo, intorno alla gonna ha piatti e posate. "Sto comodissima: e poi è per il Calcit". Basta la parola.