
La festa azzurra
Arezzo, 11 luglio 2021 - «Ora et tifa». Il fascino irresistibile del pallone non risparmia neanche il monte della Verna. «Certo che guardiamo l’Italia, ci mancherebbe» risponde convinto il padre guardiano Francesco Brasa. «Sarò nella sala Tv interna al convento, insieme ai frati che sono interessati». No, anche se spesso il calcio è un rito non è di precetto, come la Messa o le feste comandate. Ma intanto il guardiano si preoccupa anche dei pellegrini, tornati in massa dopo i mesi del lockdown sulle curve del Santuario.
«Gli metteremo a disposizione una bella televisione nel salone di Santa Chiara»: il crocevia di tutte le feste, comprese quelle di fine anno dopo i riti solenni. Ma la parola festa nessuno la pronuncia: il tifo è volontario ma la scaramanzia è d’obbligo. In una provincia che alle 21 si collegherà in diretta con Wembley. Compreso il Vescovo Riccardo Fontana. Che non è un ultrà, certo, ma che pure qualche anno fa mise a disposizione il palazzo vescovile di Romano Prodi. Era il giugno del 2014, e per la prima volta l’ex premier non potè ripetere il suo mantra «Stiamo andando bene»: sconfitti dall’Uruguay e fuori dal girone eliminatorio. Fuori noi e fuori l’Inghilterra: segno che il destino, come il pallone, gira.
Tutti incollati alla Tv ma parecchi incollati agli schermi all’aperto. L’unico maxischermo vero è in piazza Masaccio a San Giovanni: 180 posti tutti prenotati. Ad Arezzo niente, anche se tutto sarebbe stato pronto per fare dell’Anfiteatro uno stadio. Motivo? Non danneggiare gli incassi di ristoranti e locali. A volte le ragioni dei tavolini, pur legittime, dovrebbero fare un passo indietro, non di solo pane vive l’uomo.
Ma tant’è. In compenso i privati si scatenano. Gli ultimi a scendere in lizza sono stati i gestori delle piscine Blue Team agli Archi: quattro schermi giganti a fianco delle vasche. Quindi tutto aperto fino al dopo partita. Cosa meglio di un tuffo per festeggiare l’eventuale trionfo o riprendersi da una sconfitta? Di sicuro meno rischioso delle scene di massa viste dopo la semifinale in via Roma.
E ad armarsi di schermo gigante è anche un ortofrutta, che poi è in realtà un orto bar: «Jovannino», locale all’aperto di fianco al Fuorimenu, nella zona degli impianti sportivi e della Croce Rossa. Si piazza in una mappa infinita e che in queste settimane abbiamo provato a raccontarvi. Fitta fitta soprattutto in centro, dove ci sono ormai postazioni che sfidano Wembley.
Basti pensare al muro di gente davanti al muro Tv di via de’ Redi. Alla via Cavour con schermo a cielo aperto. Ai quattro schermi giganti di Sant’Agostino, la cui terrazza ne vanta addirittura tre per non costringere nessuno a prendere il torcicollo. E ancora la San Francesco del tifo o le Logge con gli schermi a coprire il disegno degli archi vasariani. Ma la mappa, lo sappiamo,sarebbe infinita.
Con l’occupazione capillare del Prato, la cui «Casina» è il polo di attrazione più robusto per i ragazzi e spesso anche per le ragazze: bianco rosso e verde dalle guance alle parrucche, tutto quanto fa nazionale. E che dire dei quartieri della Giostra? Ribollono di entusiasmo: stanotte più che mai, avendo scoperto che a settembre ripartono le carriere. Dal chiostro di Sant’Andrea ai saloni di Colcitrone e Santo Spirito ai giardini di Porta del Foro.
Ogni angolo è buono per affacciarsi sugli schermi. Compresi quelli itineranti: di chi cammina e segue il match saltando da uno schermo all’altro, un modo come un altro per esorcizzare la tensione. Dal centro alla periferia: via Romana, via Veneto, via Fiorentina, viale S.Margherita, Ponte a Chiani. O Albergo: è la seconda sagra a rimettersi in pista, grazie alla disponibilità del sindaco di Civitella.
E’ la notte del’ocio al forno, il cui appeal se la batte quasi alla pari con i gol a rientrare di Insigne. Ma al centro del prato ci sarà anche uno schermo gigante. Lì, faccia a faccia con l’ultimo desiderio: conquistare la coppa. Il penultimo, un buon piatto di ocio, è già in cassaforte