di Maria Rosa di Termine
Hanno incrociato le braccia ieri per l’intera giornata e faranno altrettanto lunedì. Resta alta la preoccupazione tra i 35 lavoratori dell’Opificio Tecnologico di Terranuova che da più di due settimane aspettano il saldo degli stipendi di luglio, calendarizzato per la metà del mese scorso, promesso entro il 31 agosto e ancora non erogato. Sedici ore complessive di sciopero, con eventuali ulteriori iniziative di mobilitazione che potranno essere decise dopodomani, sono state proclamate dai sindacati di categoria Fim Cisl e Fiom Cgil, dalle Rsu e dall’assemblea dei dipendenti indetta giovedì per esaminare l’esito dell’incontro tra sindacalisti e proprietà dello stabilimento. Sul tappeto, oltre al pagamento della mensilità, una lista di questioni aperte ormai da tempo: "Registriamo strategie, progetti, annunci - ha sottolineato Gianni Rialti, della Fiom Cgil. Tutto bene ma quasi tutto non realizzato. Così abbiamo esaurito la cassa integrazione, stiamo ‘raschiando il barile’ delle ferie e dei permessi, non si lavora a pieno regime e non si è ancora riscosso lo stipendio di luglio". Parole che danno il senso dell’incertezza e del disorientamento tra le maestranze della fabbrica di Prima Strada Lungarno. Quanto agli incontri avuti con i proprietari non è stata registrata, riprende Rialti, "la tradizionale conflittualità che può manifestarsi in situazioni di questo tipo.
L’azienda continua a fare annunci e strategie che, sulla carta, avrebbero già dovuto saturare la produzione. La realtà, poi, è drammaticamente diversa e pone seri interrogativi sul futuro di 35 lavoratori e di altrettante famiglie. Qui l’età media è bassa, non si arriva certamente a 40 anni".
E dire, è la constatazione, che il polo produttivo avrebbe le carte in regola per viaggiare a gonfie vele e acquisire un ruolo importante in un mercato in espansione. Sul sito internet dell’Opificio, ricorda la Fiom, si descrive l’attività come vocata alla produzione di elettronica di potenza, digitalizzazione industriale, stampanti 3D. Si legge inoltre che nasce "prima come startup innovativa e poi come gruppo industriale, per Ricerca & Sviluppo, innovazione, progettazione, realizzazione di prototipi e prodotti nel settore dell’IT, dell’elettronica e della meccatronica, attività di supporto in progetti di R&S per altre startup ed imprese". Insomma un’industria all’avanguardia e che invece, conclude l’esponente della Fiom, "sembra non riuscire a realizzare quanto è in grado di immaginare e progettare. Uno scarto, tra teoria e prassi, che rischiano di pagare i lavoratori".