SERGIO ROSSI
Cronaca

Non le dettero retta, "ora ho vinto anch’io". Singlitico: Martina, così l’appello sbagliò

La sostituto procuratore generale, oggi in pensione, e la sentenza in un’intervista al Corriere Fiorentino "Trascurate le parole degli imputati in questura e il punto di caduta"

di Sergio Rossi

Non solo i genitori di Martina, non solo Luca Fanfani e gli altri avvocati che li hanno assistiti nelle montagne russe dei processi. C’è un’altra persona che oggi può cantare vittoria insieme al procuratore Roberto Rossi che aveva ottenuto in primo grado la condanna di Alessandro Albertoni e di Luca Vanneschi. Questa persona è Luciana Singlitico, sostituto procuratore generale che in appello aveva sostenuto la requisitoria chidendo per i due ragazzi di Castiglion Fibocchi la conferma del primo verdetto. E che poi lo ha impugnato proponendo ricorso in Cassazione.

Singlitico ha concesso ieri un’intervista al Corriere Fiorentino che riassumiamo nei punti salienti. "E’ anche un mio successo e con la mia impugnazione ho difeso Martina", soggetto fragile definisce la ventenne genovese che nell’agosto del 2011 precipitò dal sesto piano dell’hotel Santa Ana di Palma di Maiorca. E ricora come la sua camera fosse quella notte occupata, spingendola a salire da Albertoni e Vanneschi.

Nell’intervista, Luciana Singlitico non manca di enunciare gli errori che a suo parere i giudici di appello avevano commesso mandando assolti i ragazzi aretini, più o meno le stesse argomentazioni usate dall’avvocato Fanfani immediatamente dopo la notizia della sentenza di Cassazione che ha ribaltato tutto con il rinvio a un nuovo processo.

Il magistrato, ora in pensione, dice innanzitutto che lo sbaglio fondamentale riguarda il punto di caduta di Martina. "In primo grado - ricorda al Corriere Fiorentino - era stato stabilito, anche dai consulenti della difesa, che la giovane aveva sbattuto sul lato destro del terrazzino sottostante e non al centro". E’ questo un elemento cruciale: la sbeccatura al centro del balconcino avvalora infatti la tesi del suicidio. Se invece ci si sposta di lato, verso la possibile via di fuga, ecco che lo scenario cambia subito aspetto.

L’altro punto che l’ex sostituto procuratore generale rimarca è quello relativo alle frasi pronunciate da Albertoni e Vanneschi nella sala di aspetto della questura di Genova, frasi registrate nelle quali, insiste Singlitico, "l’uno diceva all’altro che non erano emersi segni di violenza sessuale". In quel momento, argomenta il magistrato, nessuno aveva parlato di violenza ed è solo allora che si accende "la lampadina nella testa degli investigatori".

Su Martina, dice ancora al Corriere, "la difesa degli imputati ha infierito". E ricorda che un cosulente ha definito in appello border line la personalità della ventenne senza mai "averla vista o conosciuta" solo sulla base - afferma ancora - di una protesta che la ragazza ebbe nei confronti di un docente durante un esame universitario.

L’ultimo pensiero è per i genitori, Bruno Rossi e Franca Murialdo, che si sono battuti fino all’ultimo e che continueranno a farlo anche nel corso dei prossimi mesi. D’altra parte lo hanno già detto, sono pronti a duellare contro il rischio incombente della prescrizione.