"Nessun cucciolo nel piatto". Viaggio nel mondo vegan. Animali salvati e menù speciali

Ad Ambra la comunità agricola che salva gli animali da allevamenti intensivi e macelli. Ad Arezzo l'unico ristorante vegan

Pasqua vegan

Pasqua vegan

Arezzo 22 aprile 2019 - "Nessun cucciolo nel piatto". “Tanti auguri a chi ha il coraggio di dire di no e sceglie la vita”. Sono gli slogan che si sono diffusi in questi giorni di Pasqua per invitare a non mangiare carne e carne di agnello durate le feste. E magari anche dopo. Un messaggio che animalisti, vegetariani e vegani lanciano “contro lo sfruttamento, il dolore, la violenza degli allevamenti e dei macelli”. Un mondo in crescita quello di chi rifiuta alimenti derivati dallo sfruttamento animale e ogni forma di violenza contro qualsiasi essere vivente e senziente, il 7,3 per cento della popolazione italiana. E Pasqua è uno di quei momenti in cui fanno sentire più forte la loro voce. Da Arezzo partì una campagna pubblicitaria della fotografa aretina Silvia Baglioni che tappezzò la città di manifesti dove una bambina abbracciava un agnellino. Barattato da un allevatore in cambio di un cestino di prodotti vegan, ora ha tre anni, si chiama Valentina e vive nel rifugio-santuario per animali di San Rossore. “Non mangio più animali dal 2015 - fa sapere Silvia, fotografa ritrattista - e volevo condividere il mio modo di vedere le cose, pubblicai la foto con la scritta ‘Nessun cucciolo nel piatto’”. “Valentina è stata salvata, ma per l’allevatore è cambiato poco, il suo animale lo ha comunque venduto - spiega Francesco Cortonesi, scrittore, fotografo e attivista - ma quando vai in un allevamento e guardi gli animali negli occhi vorresti salvarli tutti, sai che moriranno. Che sia un agnello, un maiale, un cane, un gatto, una mucca a cui viene tolto il vitellino per mandare lui al macello e mungere lei fino allo sfinimento. Di fronte al dolore e alla sofferenza non si può fare la selezione tra animali, non si può negare la scienza per mangiare cane”.

Ad Ambra dal 2015 c’è un rifugio per animali, è l’Agripunk onlus di Desirée Manzato e David Panchetti, 26 ettari tra campi e capannoni a disposizione di centinaia di animali di ogni specie salvati da allevamenti e macelli, una comunità agricola autogestita bio-vegan. Il lunedì di Pasquetta qui si terrà il pranzo di beneficenza per coprire le spese veterinarie e di mantenimento dei cuccioli appena arrivati: i coniglietti Jazz, Roger e Frank Galore, le conigliette Anita e Frid, la capretta Rocky, il pecorino Baleno (prenotazioni allo 055996946). Hanno tutti un nome qui, come il torello Stella, tre anni, nato libero dalla mamma esausta strappata da un allevamento mantovano quando era incinta. O il torello Scilla, che ha conquista le cronache gettandosi nello stretto Messina per scappare. Agripunk era un allevamento intensivo di tacchini. ”Abbiamo tante spese e bisogno di aiuti ma non chiuderemo, la nostra isola c’è e resiste, non permetteremo che qui riapra un allevamento”.

Ma il menù delle feste lo propone La dispensa di Amelia, unico ristorante vegan di Arezzo e provincia, aperto da tre anni. Le ricette della nonna riviste da Paola Maffei: “Sono vegana da 20 anni e pongo molta attenzione al potere nutrizionale e alla stagionalità dei prodotti. Vengono qui anche clienti onnivori o allergici al glutine. A lavorarci siamo in tre, due cuochi e io che mi occupo dei clienti e del commerciale, solo all’occorrenza in cucina”. Ma è lei a svelare piccoli segreti come i dolci senza uova o la finta chiara ricavata dalla schiuma di cottura dei ceci. E’ un successo quando mi chiedono le ricette, probabilmente non diventeranno vegani ma il loro interessamento può essere il primo passo per capire che si può mangiare altro e in un altro modo”.