"Nel rogo muore la dignità" Ucciso dal fuoco e deriso: ai funerali il prete accusa

L’addio a Sandrelli tra lacrime e rabbia. "In quei secondi persa ogni umanità". Il racconto commosso dei fratelli, l’ansia degli amici. Minuto di silenzio in Regione.

"Nel rogo muore la dignità"  Ucciso dal fuoco e deriso:  ai funerali il prete accusa

"Nel rogo muore la dignità" Ucciso dal fuoco e deriso: ai funerali il prete accusa

di Laura Lucente

"Abbiamo perso non solo la dignità ricevuta per mezzo del battesimo, ma anche l’umanità. Non siamo più umani". Le parole del parroco Jean Marie Katentu arrivano come una stilettata al cuore dei fedeli accorsi ieri pomeriggio alla chiesa del Cristo Re per l’ultimo saluto a Francesco Sandrelli. Lui, il cortonese morto dopo due mesi per le ustioni riportate: bruciato fuori dalla sua auto che si era incendiata sul Grande Raccordo Anulare di Roma, mentre gli altri automobilisti sfrecciavano senza fermarsi. E filmando addirittura il rogo per compiacersene sui social. "Pregiudizio e indifferenza. Quest’ultima Chicco (era il suo amato soprannome) l’ha vissuta anche nell’ultimo momento della sua vita", ricorda con rammarico e fermezza durante l’omelia il parroco congolese, per molti anni guida spirituale di Camucia e molto amico di Francesco, ripercorrendo quanto accaduto.

"Questo mondo, non gli piaceva, soffriva perché vedeva la società piena di pregiudizi, dove a prevalere sono individualismo ed esclusivismo". La chiesa è gremita per l’ultimo saluto a Sandrelli. In prima fila la sua famiglia, mamma Maria Vittoria, babbo Alberto e i fratelli Maria e Vittorio assorti in un dolore composto. Sulla bara di Francesco la maglia della sua squadra del cuore: il Torino. Ai piedi del feretro uno dei suoi quadri, raffigurante Gesù sulla croce. Nemo profeta in patria, ricorda ancora Don Katentu visto che come artista e pittore era più conosciuto all’estero che a Cortona. A presenziare alla celebrazione oltre a Don Katentu, oggi guida della chiesa di Tegoleto, c’erano il parroco camuciese don Aldo Minzetti e il vescovo emerito di Lucca, il cortonese Italo Castellani. Proprio lui ha aperto la messa con un abbraccio fraterno alla famiglia conosciuta e apprezzata nei suoi anni in cattedrale. A salutare per l’ultima volta Francesco, ci hanno pensato con parole dense di amore, i fratelli minori Vittorio e Maria.

È quest’ultima a parlare per prima consegnando ad amici e parenti una lettera ricca di passaggi commoventi, senza alcun accenno alla tragica fine occorsa, per la quale, con tutta probabilità, la famiglia si costituirà parte civile. "Anima sensibile, cristallina, ma anche ferita". Maria parla del dolore che ha accompagnato il fratello. "L’arte non era un diletto, ma un’esigenza profonda, espressione di te e per te conforto. Ricercavi l’autenticità nelle cose e nelle persone, senza maschere, senza orpelli. Amavi le persone emarginate, gli esclusi. La morte non ti faceva paura. È un passaggio, è come una tenda leggera, hai detto. Adesso sei libero nell’amore. Ti immagino sorridere e passeggiare tra i pianeti e le stelle che non ti stancavi di guardare". "Adesso che sei libero nella gioia del cielo potrai finalmente esprimere quello che la tua esuberante natura cercava di contenere", gli fa eco il fratello. "Ti voglio ricordare insieme l’ultima volta al mare. E il tuo abbraccio portava il calore di un fratello maggiore che per natura la sa sempre più lunga". Intanto questa tragedia dell’indifferenza non smette di far discutere.

"Sono stati affossati, ideali, valori e bisogna ricostruirli", commenta una anziana signora fuori dal sagrato. "E’ un dramma della nostra società". L’eco della morte di Sandrelli è arrivato anche nel Consiglio regionale che ieri, ha osservato un minuto di raccoglimento in sua memoria.