
Gaia Bendoni
Arezzo, 7 aprile 2017 - Ha chiesto tre anni per la morte di Gaia. Tre anni per la morte della ragazza, quasi diciottenne, a carico di un luminare della cardiologia, il professor Luigi Padeletti, ex primario di aritmologia a Careggi e oggi a Milano. E che secondo il Pm fiorentino Andrea Cusani nel caso di Gaia dovrebbe essere condannato per omicidio colposo.
Gaia Bendoni, bibbienese bella e brillante, studentessa al liceo classico, figlia dell’avvocato Adolfo: con la moglie insegnante e il fratello magistrato ha fatto della giustizia su questa storia una ragione di vita. La sentenza alla prossima udienza, in maggio, dopo le arringhe dei difensori. Nella ricostruzione dei fatti il Pm ne ha ricordato tutta l'odissea.
Gaia muore nel sonno la notte del 24 ottobre 2014. La mattina la mamma va a svegliarla per la scuola e scopre la tragedia. Il 5 settembre, ricorda il Pm, l’ultima visita di controllo con Padeletti, prima di un viaggio in Irlanda. «Smettete di considerarla malata, è una ragazza in perfetta salute».
E al fratello che chiedeva se con un difetto congenito come il suo, la bradicardia che rallentava il battito del cuore fin quasi a fermarlo, si potesse temere una morte nel sonno, il primario aveva risposto: «Lo escludo». Da qui la denuncia: con la famiglia ad affidarsi all’avvocato Fabio Anselmo di Ferrari, lo stesso dei casi Aldrovandi e Cucchi. La sua tesi è la stessa di Cusani: sarebbe bastato un pacemaker per stimolare il battito cardiaco. Non averlo fatto installare è stata una grave negligenza.
Ad accusare il primario anche la perizia ordinata dalla famiglia al cardiologo aretino Roberto Perticucci e al professore padovano Gaetano Thiene. Secondo loro, c’erano cinque dei sette sintomi che preludono alla morte cardiaca. Secondo le linee guida nazionali, dovrebbe bastarne una per imporre il pace-maker. Linee guida scritte proprio da Padeletti.