
Viaggio nei punti controversi: i luoghi dell’evento, il peso del tradimento fiorentino. Nei versi di Dante viene a galla l’intera visione politica del poeta. Il libro sulle pagine.
PasquiniLa battaglia di Montaperti costituisce un evento che, pur antico, è capace di agitare ancora gli animi di storici, appassionati, ma anche di semplici cittadini. Molti restano ancora i punti controversi: l’identificazione precisa dei luoghi della battaglia, il reale peso del tradimento di alcuni fiorentini, il ruolo dei cavalieri germanici inviati da Manfredi durante il combattimento. Il 4 settembre 1260 senesi e ghibellini, pur inferiori di numero, sconfissero il grande esercito guelfo e fiorentino, grazie anche ad una manovra di aggiramento condotta dal conte di Arras, con successivo massacro di circa 10.000 soldati in fuga, un numero enorme per l’epoca Gli aretini combatterono da entrambe le parti: circa 2.000 uomini, guidati da Guglielmino Ubertini, con i ghibellini, e 4.000 armati, guidati da Donatello Tarlati, con i guelfi. Dante nacque cinque anni più tardi e crebbe in una Firenze tornata ormai guelfa, così come di tradizione guelfa era sempre stata la sua famiglia. In giovinezza aveva sentito parlare della battaglia di Montaperti come evento negativo, dove fiorentini, come Farinata degli Uberti, avevano combattuto contro la propria città e altri, come Bocca degli Abati, avevano tradito il loro esercito durante lo scontro. L’Alighieri venne poi espulso da Firenze, dopo che, nel 1302, presero il potere i guelfi neri con l’aiuto del papa. Durante il suo esilio fu ospite di varie corti filoimperiali (Forlì, Verona) e conobbe molti esponenti del ghibellinismo fiorentino. Fra di essi incontrò anche Lapo, figlio di Farinata degli Uberti? È possibile ma comunque dai ghibellini sentì parlare in modo completamente diverso della battaglia di Montaperti.Non è dunque un caso che il combattimento sull’Arbia sia citato più volte nella Divina Commedia e che i suoi protagonisti siano presenti in vari canti dell’Inferno e del Purgatorio. Non solo, ma tre di esse costituiscono protagonisti di primo piano della Divina Commedia, per la loro personalità e per quello che rappresentano: Farinata degli Uberti, Bocca degli Abati e Manfredi.A questi poi si aggiungono personaggi meno rilevanti, ma sempre importanti come Provenzano e Sapia Salvani, Tegghiaio Aldobrandi e Guido Guerra. Tanti episodi, troppi, per essere una mera casualità. È evidente invece come per Dante la battaglia di Montaperti avesse finito per rappresentare, in qualche modo, l’intero mondo comunale, con i suoi valori e i suoi disvalori. Per questo l’analisi dei versi che hanno ad oggetto lo scontro sull’Arbia ci permette anche di ricostruire l’intera visione politica del Sommo Poeta. È questa l’indagine che ho condotto con il mio saggio La battaglia di Montaperti nella Divina Commedia, che ho avuto l’onore di vedere pubblicato dalla prestigiosa Accademia Senese degli Intronati, istituita nel lontano 1525, con prefazione del professor Duccio Balestracci. Ognuno dei personaggi legati allo scontro sull’Arbia rappresenta nel poema un preciso valore o disvalore politico e morale. Tegghiaio Aldobrandi e Guido Guerra, nel canto XVI dell’Inferno, impersonano gli ideali della saggezza politica e della capacità militare. Nel canto X dell’Inferno, Farinata degli Uberti, uomo ghibellino che combatte contro la sua città, si erge ad eroe del bene comune nella difesa di Firenze al concilio di Empoli. Nel canto XXXII dell’Inferno, Bocca degli Abati impersona l’abiezione più nera, tradendo il proprio schieramento durante la battaglia. Nel canto XI del Purgatorio, Provenzano Salvani esprime la negativa tendenza dei nobili a voler dominare la propria città per la presunzione di essere i migliori. Infine, nel canto III del Purgatorio, Manfredi da grande peccatore si trasforma in emblema della libertà dell’uomo contro le gerarchie ecclesiastiche, interprete della religione del cuore. Il fine principale del poema dantesco è quello di rappresentare un sistema di valori religiosi e filosofici. In questo quadro emerge però, con indubbia importanza, anche una precisa visione politica, fondata sui valori della preminenza del bene comune, della giustizia, dell’importanza fondamentale della pace quale presupposto per il libero sviluppo delle facoltà intellettuali dell’uomo.L’analisi dantesca si rivela di grande profondità, poiché proprio l’estrema divisione fra le città da una parte e la presenza del potere temporale della Chiesa dall’altra furono fra le cause che impedirono in seguito il formarsi in Italia di uno Stato nazionale. Sviluppando queste riflessioni, nate dall’analisi della battaglia di Montaperti, il poeta elaborerà poi, nel saggio Monarchia, una proposta politica di altissimo livello: solo un potere statale forte e universale potrà sconfiggere la tendenza disgregatrice verso il particolarismo e la prevalenza degli interessi economici privati sul bene pubblico. Si tratta del primo seme di quell’ideale da cui poi sono nate le istituzioni internazionali più avanzate dell’era moderna: l’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) e l’Unione Europea.