
E’ un commercialista aretino - accusato di aver favorito l’esercizio abusivo della professione di due “colleghi” - il professionista finito nell’inchiesta fiorentina in cui una ventina di persone sono indagate a vario titolo con l’accusa di aver elaborato modelli di evasione fiscale per permettere ai loro clienti cinesi operanti nel settore della produzione di capi di abbigliamento e accessori per le griffe di moda, di abbattere il fatturato.
Il blitz delle scorse ore della Guardia di finanza è scattato per Stefano d’Amico e Alessandra Pratesi, rispettivamente titolare e responsabile dei rapporti coni clienti del Global Center Ced di Firenze centro di elaborazione dati della provincia di Firenze, e un imprenditore Wan Ci Wu, 27 anni, cinese di seconda o terza generazione, nato a Firenze, produce capi di abbigliamento, arrestati (ai domiciliari) in esecuzione di una misura di custodia cautelare emessa dal gip del tribunale di Firenze.
L’aretino indagato è M.M., sessantaduenne di Terranuova Bracciolini, commercialista iscritto all’Albo nazionale dei dottori commercialisti che - secondo quanto ricostruito dalla Procura fiorentina, emerge dall’ordinanza di custodia cautelare - avrebbe concorso nell’esercizio abusivo della professione dei due principali indagati e ne avrebbe favorito l’attività illecita poiché "sapeva – scrive il giudice – fossero privi dei requisiti necessari per lo svolgimento della professione di dottore commercialista e esperto contabile nella relazione dei bilanci di esercizio dei propri clienti recandosi almeno una volta settimana presso il centro di elaborazione dati Global Center (…) per correggere i bilanci di esercizio già predisposti da Pratesi e D’amico apportando le modifiche e gli aggiustamenti necessari". Nell’inchiesta sono coinvolte una trentina di aziende e le fiamme gialle hanno anche eseguito un decreto di sequestro preventivo del valore di 5,5 mlioni di euro nei confronti di 4 imprese e di 9 persone, oltre a decine di perquisizioni sul territorio toscano e nazionale.
Secondo le indagini, condotte nel biennio 2019 - 2021, due degli arrestati, con la compiacenza dei due dottori commercialisti - l’aretino appunto ed un altro collega della provincia di Pistoia - avrebbero pianificato all’interno di un Centro elaborazione dati dei modelli di evasione che avrebbero permesso ai loro clienti, di abbattere il reddito imponibile con l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, e di mantenere inalterati i rapporti commerciali con i propri committenti attraverso la costituzione ciclica di aziende intestate a prestanome su cui far ricadere il debito con l’Erario. Uno schema "apri-chiudi": si avvia l’azienda, si fanno dichiarazioni parziali, a fine anno. Non partono Alert di controllo dell’amministrazione fiscale. Si va all’anno successivo e niente versamento Iva. Entro dicembre l’azienda chiude. E si ricomincia, anche all’infinito.
I reati contestati, a vario titolo, sono emissione o utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, omesso versamento dell’Iva, bancarotta fraudolenta, sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte ed appunto l’esercizio abusivo della professione di dottore commercialista. I sequestri sono stati eseguiti nelle province di Firenze, Prato, Pistoia, Siena, Forlì, Cesena e Potenza. I sigilli sono scattati per 10 auto, 5 immobili, quote societarie, gioielli e contanti.
Eri.P.