Alberto Pierini
Cronaca

Misericordia e Croce Bianca verso il trasloco: e il centro perde altri pezzi

La prima già al lavoro per Pescaiola (ma manterrà le camere ardenti), la seconda cerca uno spazio: si aggrava la crisi della città alta

La ragazza è stata trasportata all’ospedale San Jacopo da un’ambulanza della Misericordia di Monsummano

Arezzo, 6 ottobre 2019 - Una sta preparando le valigie, l’altra ha posto le basi per svuotare gli armadi. Sono loro, le gemelle del soccorso, «rivali» per una lunga stagione, ora da anni architravi determinanti nella macchina del 118. Misericordia e Croce Bianca stanno per lasciare il centro. Voltano anche loro le spalle alla città vecchia.

Lo fanno per motivi non buoni ma ottimi: difficile muoversi con scioltezza nel traffico, difficile garantire i tempi di spostamento che l’emergenza richiede sia pur a sirene spiegate. Difficile trovare spazi per ambulanze, mezzi, personale che nel tempo sono cresciute al livello di piccole o medie aziende. Ma proprio perchè servizi fondamentali lasceranno un forte vuoto nel cuore della città.

Ed è solo l’ultimo strappo che, come raccontiamo a fianco, ha via via spopolato il centro. Ma torniamo alle due grandi sorelle. La Misericordia da anni medita di insediarsi in una sede più ampia e più razionale. «Siamo già alla firma del contratto per l’acquisizione del terreno» ci conferma con decisione il governatore Antonio Bilotta.

Sanno cosa lasciano e sanno già dove andranno. A Pescaiola, dietro la chiesa, vicino alle onoranze funebri. Tempi? «Intendiamo far partire i lavori nel 2020: credo che ci vorrà un anno per completarli». Tempi comunque brevi, misurabili sul filo dei mesi. Lasceranno un «presidio». «Naturalmente resterà la chiesa e resteranno anche le cappelle per le camere ardenti. Credo che il centro sia ancora per loro la sede più logica».

La Croce Bianca ha visto nell’ultimo consiglio comunale l’approvazione della nuova destinazione d’uso dello stabile che occupa da una vita. Obiettivo il solito: trasferirsi fuori dal centro. «Non abbiamo ancora una meta certa, l’idea è di avvicinarci all’ospedale ed essere in una zona dalla quale le uscite possano essere più comode».

Non difficile, considerando che via dell’Anfiteatro è una strada quasi pedonale, a pochi metri da San Jacopo. Il presidente Urbano Dini ha ereditato dal mitico Mariano Carlini il ruolo e anche il progetto, già coltivato dal predecessore. «Aspettiamo che il Comune ci aiuti a individuare il luogo giusto». Un centinaio di volontari che ogni giorno ruotano in via dell’Anfiteatro, più o meno lo stesso dalle parti della Misericordia in via Garibaldi. A dispetto del traffico ma certo portano da anni animazione, fermento e anche affari in tutto il centro.

Più quanti ogni giorno vi accedono per i servizi che le due associazioni garantiscono. Qualcosa resterà ma poco, pochissimo rispetto alla situazione attuale. Certo molto meno di quanto un centro già orfano di tanti uffici, sedi, servizi, scuole, università ha via via perso. Processi forse inevitabili ma che suonano comunque come un campanello d’allarme.

Forse impensabile trattenere sedi che stanno strette alla città alta. Ma lo è altrettanto continuare a perdere pezzi senza porsi il problema, senza un progetto alternativo. Il mosaico si spezza. Sullo sfondo restano solo i contorni di un deserto.