Arezzo, boom migranti in tre mesi. Centri di accoglienza pieni

Nel 2023 tanti arrivi come in tutto il 2022. La prefettura impegnata a trovare posti. Trasferimenti dal ministero ogni tre giorni. In tutto sono 451 le persone, 78 gli ucraini

Migrante su un'imbarcazione davanti alle coste siciliane

Migrante su un'imbarcazione davanti alle coste siciliane

Arezzo, 13 aprile 2023 – «I posti sono esauriti da un pezzo: ma lavoriamo ogni giorno per trovare spazi e nuove strutture per ampliare l’accoglienza". L’accoglienza a chi arriva da lontano, e spesso non troppo, e cerca qui la speranza perduta.

E alla quale dà voce il Prefetto Maddalena De Luca, con la consueta disponibilità. Per mesi sono stati soprattutto gli ucraini, in quella che era un’accoglienza straordinaria legata alla guerra. Poi è iniziato il flusso perfino dalla Turchia, ora il filone principale è quello della Tunisia.

Affluenti di un mare che non è infinito: i centri di ac coglienza, i cosiddetti Cas, che pure disegnano una mappa importante in tutta la provincia.

Ma stavolta è la prova del fuoco, un po’ come quello dal quale i migran ti fuggono. "In tre mesi gli arrivi in provincia equivalgono a quelli di un anno intero".

Il 2022, ormai alle spalle: e niente affatto tranquillo, se pensiamo a quello che è successo in Europa, con un conflitto devastante. I numeri sono chiari: li trovate a fianco ma sono facilmente sintetizzabili.

Da gennaio sono stati 147 i migranti affidati alla nostra macchina dell’accoglienza. Tra loro 111 sono uomini, 4 le donne singole e 32 i componenti di vari nuclei familiari.

Le assegnazioni dal Ministero alla Prefettura, che nel caso del fenomeno migratorio è la cabina di regia unic a, sono state 34: quindi con la frequenza media di un arrivo ogni tre giorni.

Tasselli di una impresa non facilissima.

"E’ un sistema - spiega il Prefetto – che si fonda su una certa rotazione: quando ci sono le porte girevoli e c’è un certo ricambio riesci a fare tesoro di tutti i posti disponibili". Rotazione che non significa, o almeno non sempre, ritorno in patria ma il cambiamento dello status dei migranti.

«Ma stavolta sono permanenze lunghe: pensiamo solo a quella degli ucraini". Nei centri di accoglienza ce ne sono ancora 78. che non sono il totale di quanti dal paese in guerra vivono da queste parti. Una rete complessa. "In totale i migranti presenti nei centri sono 451".Una rete di

centri molto ampia: in tutto sono 52, dei quali undici destinati prop rio a chi arriva dalla guerra nel cuore dell’Europa. I comuni che hanno almeno una sede disponibile, e diversi molte di più, sono Arezzo, Bibbiena, Capolona, Caprese, Castel Focognano, Chitignano, Montevarchi, Pratovecchio Stia, Poppi, Sansepolcro, Subbiano, Talla e Terranuova. Ci sono dei vuoti nella rete un po’ a sorpresa, come ad esempio la Valdichiana, ma le maglie sono comunque strette. E in questa fase messe alla prova.

«La scelta – spiega da Caritas Andrea Dalla Verde, responsabile dell’associazione Sichem – è quella di un’accoglienza diffusa, per evitare destinazioni con grossi numeri". Una scelta logistica ma insieme umana.

«Ci sono equipe multidisciplinari, persone di riferimento e professionisti per la lingua, le scuole, la fase di accompagnamento, la burocrazia".

Un lavoro che non dura un giorno e spesso si sviluppa per settimane e mesi. ma per una sistema che forse ora avrebbe bisogno di risposte di emergenza, per non lasciare volontari e prefetture con il cerino in mano, anche se hanno se mpre dimostrato di saperlo gestire.

"La rete regge – conclude De Luca – ma lavoriamo comunque per ampliare la disponibilità pensando all’ipotesi non remota che gli sbarchi aumentino". Insieme al ritorno del bel tempo, quello che sulle nostre coste precede le vacanze e su quelle africano alimenta ancora di più la fuga non verso la vittoria ma verso l’estrema speranza di tornare a vivere.