di Alberto Pierini
Gli ultimi sei sono arrivati venerdì, alla vigilia di una movida che è niente, davvero niente di fronte ai pericoli del mare. No, non c’è febbre del sabato sera che tenga di fronte agli scossoni dei barconi, pericolosi perfino davanti alla calma piatta. E’ il fenomeno dei migranti. Che in un anno è esploso oltre ogni previsione. L’anno più pesante dal punto di vista degli sbarchi. Arezzo non ha accesso sul mare ma il mare la raggiunge lo stesso.
Il quadro che emerge oltre i frequenti vertici dei sindaci è chiarissimo: sullo stile della linea tenuta dal Prefetto Maddalena De Luca. Che un po’ anche ispirandosi al mare mantiene la trasparenza assoluta. Mostrando ogni volta ai sindaci e ai responsabili dei centri di accoglienza non la realtà che vorrebbe ma la realtà che è.
I fatti? La previsione indica la concreta possibilità che si arrivi ad altri trecento arrivi da qui a dicembre. E’ proprio il Prefetto a confermarlo con grande franchezza. Sa bene anche lei, come noi, che in questo campo e non solo le previsioni sono fatte apposta per essere smentite. In positivo come in negativo. Ma è altrettanto evidente che si tratta di calcoli molto accurati, frutto di un lavoro che dai livelli centrali, romani e governativi, si irradia un po’ in tutto il Paese.
E che riesce perfino a indicare una cifra per le singole realtà. Del resto negli ultimi giorni il trend non si è mai interrotto. Fino agli arrivi delle ultime ore: sei giovani, approdati qui dalla Guinea, dal Burkina Faso e dalla Costa d’Avorio. Parlano tutti francese, sono partiti dai loro Paesi per sbarcare a Lampedusa. Negli occhi il colore inconfondibile delle coste siciliane, nel cuore la paura.
Sono stati accolti proprio nel centro di accoglienza messo a disposizione dalla Fraternita. Il via libera era stato accompagnato da polemiche e proteste politiche, in particolare dalla Lega. Ma quel centro, che è a Civitella, non solo è partito a pieno regime: ma è ormai quasi esaurito. Con il primo rettore Pierluigi Rossi, come raccontiamo a fianco, protagonista non solo nella veste di responsabile dell’accoglienza ma anche come medico e professionista per le necessarie visite mediche.
Un quadro che perfino nella mobilitazione personale dà tutto il tono dell’emergenza. Il Prefetto aveva segnalato nell’ultimo incontro con chiarezza le proporzioni del fenomeno. Obiettivo? Trovare trecento nuove sistemazioni. Perché i "miracoli" compiuti finora sui posti esistenti non sono ripetibili: 350 posti a disposizione, 630 migranti. La foto della situazione attuale somiglia a quella di chi riesce a mettere due litri d’olio in una bottiglia da un litro.
Oltre non si può andare: da qui l’appello ad andare oltre naturalmente giocando di squadra. La fatica non manca: specie in quei paesi dove le presenze si moltiplicano. E una è particolarmente marcata: la carenza di posti per i minori non accompagnati. Quei bambini o ragazzi arrivati dall’altra parte del mare senza il babbo e la mamma, sempre che questi termini siano universali davvero.
Il centro è a Bibbiena, lo stesso Prefetto aveva confermato fosse ormai esaurito. E di fare riferimento sistematico sui sindaci per le ulteriori forme di accoglienza. La stima dei trecento, dicevamo, porterebbe il totale intorno a quota mille. E viste le condizioni del mare dall’autunno in poi la cosa più probabile è che la maggior parte di quegli sbarchi sia destinata a concentrarsi nel prossimo mese, mese e mezzo. Una strettoia. La strettoia dei numeri, non facili da comprimere. La strettoia del cuore, di fronte al mare di angoscia che nasconde.