
Mercato Internazionale
Arezzo, 14 ottobre 2019 - Perfino gli ambientalisti doc alla prima forchettata rimettono in discussione se stessi. Alla seconda rimanderebbero Greta alle medie. Il Mercatissimo mette al bando la plastica ma le nuove posate è come non averle: alla prova delle grigliate cedono subito, e ti riportano all’età della pietra, tutti a mangiare con le mani. Ma l’esercito dei consumatori non si spaventa. E trita tutto quello che c’è.
La prova del fuoco, e dei fornelli, al mercato internazionale è travolgente. Non passi: non passi di notte fino all’una e dintorni, non passi la mattina e soprattutto non passi dal pomeriggio in poi. C’è chi si avventura in vialeMichelangelo, a stretto con le auto in arrivo. C’è chi tenta acrobatiche scorciatoie che non esistono. I più si rassegnano ad ondeggiare come in metropolitana.
Ondeggiare e mangiare, vezzo che nessuno si toglie. Il risultato finale, anche se siamo sempre nel campo delle stime, è folgorante. Le presenze salgono almeno a quota 310 mila: che non è il record, anzi resta almeno 30 mila presenze sotto, ma gli somiglia parecchio. E soprattutto c’è il colpo di reni degli affari. Dopo la flessione di un anno fa, il monte complessivo risale almeno a tre milioni di euro. La cifra che, considerando le ore di punta dell’evento, equivale ai famosi mille euro al minuto.
Il test in giro è implacabile. Tutti confessano, anche se da buoni commercianti affidano il tutto ad un sussurro, che le cose sono andate meglio di un anno fa. E qualcuno, in vena di effusioni, precisa «molto meglio». Ci sono dei banchi, ovviamente oltre ai nomi evitiamo anche i cognomi, che in tre giorni hanno capitalizzato circa novantamila euro di incasso. E ce n’è un altro che ti consegna il pranzo con lo scontrino fiscale numero 3000. E da quel momento continua a staccare, perché la gente è in coda, anche molto a lungo.
Le padelle si svuotano, gli stinchi di maiale si rosolano, il porceddu piazza le ultime porzioni. «Alla fine di sabato già avevo fatto gli stessi affari di un’altra delle tappe del circuito» commenta un altro operatore. Perfino stupito di se stesso e dei propri successi. Il fiume parte dall’inizio di via Spinello e non conosce interruzioni: o meglio sì ma solo quando finisce la materia prima.
Di sera qualcuno ne approfitta per chiudere anzitempo, a pranzo trattieni i clienti e aspetti che ti riportino qualcosa. Il nodo più critico diventa a tratti quello in fondo a via Signorelli: aver messo faccia a faccia il caciucco, il pesce di Livorno e il baccalà fa incrociare le code fino a renderle inestricabili. Lo spazio tra un banco e l’altro è poco e il rischio reale è che tu ti possa trovare a casa con il pieno di baccalà mentre tua moglie sognava il cacciucco.
I matrimoni scricchiolano, l’affare dell’anno regge. Il cambiamento di data sembra avergli dato l’abbrivio definitivo, anche se certo condito dalla buona stella di un tempo quasi estivo. Da domani inizia la rincorsa al’edizione numero sedici. Tra un anno tutti di nuovo al loro posto: tovagliolo, forchetta e coltello. E se rimettessimo la plastica?