Salvatore Mannino
Cronaca

Martina, salta l'intesa sui testi: un avvocato dice no, avanti la rogatoria internazionale

Il giudice Avila rompe gli indugi davanti al mancato consenso congiunto dei difensori sull'acquisizione dei verbali. Le domande già presentate, videoconferenza o risposte scritte

Martina Rossi

 Arezzo, 27 luglio 2018 -  Saranno sentiti in videoconferenza dalla Danimarca. Sempre ammesso che loro accettino di rispondere alle domande che il tribunale si appresta ad inoltrare alle autorità giudiziarie del paese del nord. Accadesse davvero, il giallo di Martina, la ragazza volata giù dal sesto piano di un grande albergo di Palma di Maiorca, all’alba del 3 agosto 2011, porterebbe una novità che in un’aula di giustizia aretina non si è mai vista. Come fosse un processo di mafia o di criminalità organizzata, quelli di solito in cui si ricorre a strumenti così sofisticati per sentire detenuti e pentiti.

I giudici guidati da Angela Avila hanno deciso per la rogatoria internazionale (così si chiama in gergo) dopo che era andata a vuoto la proposta del procuratore Roberto Rossi per acquisire i verbali resi durante le indagini preliminari da due turisti danesi, padre e figlia, e da altri testimoni stranieri, fra cui la cameriera spagnola che giura sul suicidio. Ha accettato, sia pure con una serie di condizioni, uno dei due avvocati difensori, Stefano Buricchi, per conto di Luca Vanneschi, non ha prestato il consenso il collega Tiberio Baroni, che assiste Alessandro Albertoni.

A quel punto c’era un solo modo per uscire dall’impasse: disporre la rogatoria, di cui nel pomeriggio le parti hanno stilato una prima lista di domande (poche quelle dell’accusa e della parte civile, una settantina quelle della difesa) che adesso il tribunale girerà in Danimarca. Fossero cittadini italiani, Lars J. e la figlia, che occupavano la stanza a fianco di quella della tragedia insieme alla rispettiva moglie e compagna, avrebbero l’obbligo di presentarsi in tribunale o comunque di rispondere, ma in qualità di stranieri possono scegliere come preferiscono.

Il tribunale tornerà a riunirsi l’11 settembre per fare il punto: se sarà possibile organizzare la videoconferenza il processo si sposterà a Perugi dove esiste un’aula attrezzata. Altrimenti le domande verranno poste in forma scritta dalle autorià danesi e le risposte arriveranno con lo stesso mezzo. Se invece decidessero di non presentarsi o di non rispondere , il procuratore Rossi potrebbe riproporre l’istanza per acquisire i verbali delle dichiarazioni rese, sempre per rogatoria, durante la prima fase dell’inchiesta.

Ma perchè per l’accusa i due danesi sono così importanti? Loro dicono di aver sentito un urlo e subito dopo un precipitoso rumore di passi per le scale. Secondo la procura e la parte civile (i genitori di Martina), il grido è quello della ragazza che precipita, mentre a scendere di corsa le scale sarebbe Albertoni, perchè tutti sono d’accordo nel dichiarare che Vanneschi prese l’ascensore.

Se così fosse, però, sarebbe una secca smentita a quanto hanno sempre raccontato i due ragazzi: in camera, al momento della caduta, c’era solo Luca. E se crolla questa versione, torna d’attualità il capo di imputazione della procura, cioè la morte di Martina come conseguenza del tentativo di sfuggire allo stupro.

Uno scenario per il quale c’è un grosso ostacolo: il racconto della cameriera spagnola Carmen P., unica testimone oculare del tragico volo, che non ha mai avuto dubbi. Martina, secondo lei, si è buttata volontariamente dopo aver scavalcato la ringhiera del balcone. Si ricorrerà anche per lei alla rogatoria internazionale? Se ne riparla il 4 ottobre, alla ripresa del processo. Ma prima si dovrà procedere con l’audizione o il tentativo di audizione dei turisti danesi. Potrebbero volerci mesi.

Salvatore Mannino