
Il giudice Gianni Fruganti
Arezzo, 7 gennaio 2020 - Lo showdown più atteso di tutto il caso Etruria, il processo nel quale è imputato, sia pure di un reato minore come la bancarotta colposa, il personaggio mediaticamente più esposto del crac, il Pierluigi Boschi che finora aveva schivato tutte le accuse, è rinviato di un anno. Al 14 gennaio 2021, davanti al giudice Ada Grignani, che chissà se ce la farà a celebrare questa udienza e poi vedremo perchè.
Ma quale situazione c’è alla base di uno spostamento così lungo, non abituale almeno nei processi, ormai tanti, dell’intrigo Bpel? Sostanzialmente l’intasamento nel quale si trova, anche a causa dei processi Etruria, il tribunale. Proviamo a capire. Formalmente, la fissazione delle date d’udienza è demandata a un sistema automatico, governato dal computer. E tuttavia il meccanismo deve tenere conto degli impegni dei giudici.
Il che, nel caso specifico, significa che Ada Grignani non può tenere processi di rito monocratico fino a quando è impegnata nel collegio del maxi-processo per bancarotta, quello nel quale sono sotto accusa 25 amministratori Vip. Le previsioni generali sono che si andrà avanti almeno fino all’autunno, forse a Natale. Fino ad allora quelli che fanno parte del collegio giudicante, con due udienze a settimana dal 9 gennaio, sono esonerati dai riti monocratici.
Ecco perchè lo slittamento di un anno. Ma mica finisce qui. Un’altra giudice del penale, Giulia Soldini, si trasferisce da fine marzo all’ufficio Gip, applicata dal presidente ad interim del tribunale Gianni Fruganti per sostituire Pier Giorgio Ponticelli che va a Firenze.
Resta dunque un solo giudice togato disponibile, Stefano Cascone e un processo come quello delle consulenze d’oro affidate dall’ultimo Cda non può certo essere affidato a un magistrato onorario. Inevitabile che con tante variabili il meccanismo di Palazzo di giustizia, che finora ha marciato a passo di carica, rischi di ingripparsi. Anche perchè l’Affaire (giudiziario, intendiamo) Etruria è tutt’altro che finito.
Giovedì, appunto, riprende il processone, il più affollato mai celebrato ad Arezzo dai tempi dello scandalo Ingic. Si va avanti a due udienze a settimana fino al 17 luglio per poi riprendere a settembre. Più in là c’è anche il falso in prospetto, caso affidato al giudice Cascone, anche lì con tre accusati eccellenti come l’ex presidente Giuseppe Fornasari, l’ex Dg Luca Bronchi e David Canestri.
Gli stessi, manco a farlo apposta, che il 10 gennaio (venerdì) si ritroveranno nell’aula della corte d’appello per il secondo grado dell’ostacolo alla vigilanza di Bankitalia. Ad Arezzo furono clamorosamente assolti e a Firenze cosa succede?
Si riparte dalla requisitoria del sostituto procuratore generale Domenico Manzione: chiederà la condanna? Di sicuro non ci sarà sentenza, per quella c’è un’altra udienza già in programma ma senza data. La maratona Etruria continua.