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Cronaca

Mancano case popolari. Il quadro in provincia è a tinte fosche: ne servono mille

I nuclei familiari con redditi sotto i 16mila euro annui sono 26mila. Lorenzo Roggi, presidente di Arezzo Casa, elenca le varie situazioni. "Oltre che in città problemi a Montevarchi, San Giovanni e Bibbiena".

Mancano case popolari. Il quadro in provincia è a tinte fosche: ne servono  mille

Mancano case popolari. Il quadro in provincia è a tinte fosche: ne servono mille

di Luca Amodio

AREZZO

Inflazione, stipendi bassi e affitti in aumento. Ad Arezzo dilaga la povertà ma gli alloggi popolari sono tutti assegnati. Ne servirebbero almeno altri 500 el’Irpet stima che la nostra provincia necessiterebbe di 600 milioni di investimenti per aiutare le famiglie in povertà.

Secondo "Abitare Report 2023", i nuclei familiari in provincia di Arezzo con redditi sotto i 16mila euro annui sono 26mila: sono famiglie in difficoltà economiche per le quali il diritto ad una casa sarebbe una chimera.

A citare un altro dato nudo e crudo, per l’Irpet, oltre 4500 famiglie versano in povertà assoluta: famiglie che non riescono a sostenere nemmeno quelle spese necessarie per mangiare. Sul fronte dell’edilizia residenziale pubblica (Erp) sono però soltanto 3129 gli alloggi popolari in provincia. Un numero che evidentemente non riesce a far fronte alla domanda reale.

Quanti ne servirebbero? "Difficile fare una stima, per avere un’idea almeno 500 alloggi popolari, 100 su Arezzo città – spiega Lorenzo Roggi, presidente di Arezzo Casa– le situazioni più critiche, oltre che in città, sono nei centri ad alta densità abitativa come Montevarchi, San Giovanni, Bibbiena… "Nell’ultimo bando le famiglie in graduatoria erano tra le 250 e le 300 - spiega Roggi - è un dato parziale perché molte domande vengono scartate per requisiti formali, non perché non ne avrebbero diritto; poi c’è una buona parte della popolazione che pur essendo in condizioni da richiederne i rinuncia a priori perchè sa che non gli verrebbe assegnata".

Altro aspetto è la qualità degli immobili: il 44,6% sono stati costruiti prima del 1970, il 44,3% tra il 1970 e il 2000 e l’11,1% dopo il 2000. "Si tratta di un patrimonio vetusto che ha bisogno di continue manutenzioni e le costruzioni più recenti non sono in migliori condizioni: non servono soltanto più case o fondi per l’affitto, ma anche risorse per le manutenzioni", spiegano Stefania Teoni, segretaria Sunia Arezzo e Gino Troisi, della segreteria del Sunia. Oltretutto in alcuni alloggi assai datati è praticamente impossibile fare manutenzione. Per quanto riguarda l’aspetto della gestione i risultati sono però ottimi. Di tutti gli Erp presenti in provincia, nessuno è occupato abusivamente (a Livorno sono oltre 200) e soltanto 201 alloggi sono sfitti e già in attesa di nuovi inquilini. È il dato migliore della Toscana.

"Rispetto alle altre province, stiamo meglio noi come territorio - spiegano Teoni e Troisi - il problema è che sono anni che per la casa non vengono programmati fondi,se il Governo non stanzia risorse, di conseguenza non arrivano alla Regione e quindi, anche il nostro primo interlocutore, cioè Arezzo Casa, ha possibilità di manovra". "Emergenza abitativa ad Arezzo? Non come in altre città pma il nostro è un sistema fragile che potrebbe esplodere", dice Roggi. Insomma, mancano i soldi, sia quelli che fino al 2018 venivano stanziati dal Governo per gli alloggi di risulta, sia quelli della Regione. "Noi adesso sopravviviamo esclusivamente grazie ai canoni che riscuotiamo, sono 107 euro al mese per immobibile. Come si fa? Se solo c’è da cambiare una caldaia servono almeno 3mila euro".

Insomma, per il disagio abitativo ad Arezzo servirebbe di una mano. Secondo l’ultimo rapporto Irpet, per aiutare le famiglie in povertà assoluta in provincia servirebbero 600 milioni per offrire loro un alloggio Erp. Il territorio Aretino è quello che necessiterebbe - sempre secondo l’istituto - di maggiori risorse in tutta la regione per contrastare il disagio abitativo: circa il 30% di quelle di cui avrebbe bisogno tutta la Toscana (1,7 miliardi).