GAIA PAPI
Cronaca

Mancano 30 carabinieri: "I concorsi gestiti male". In due anni 16 aggressioni

"Nei comandi ci sono 470 militari che, per malattie o licenze, non sono mai tutti". Il sindacato dell’Arma traccia un quadro: "Grande attenzione intorno agli orafi".

«All’interno dei comandi al momento si contano 470 militari che, vuoi per le malattie o per le licenze, non saranno mai a pieno organico. Questo rispetto ai 500 che invece dovrebbero essere in servizio» spiegano Nizar Bensellam Akalay, segretario generale regionale del Nuovo sindacato Carabinieri

«All’interno dei comandi al momento si contano 470 militari che, vuoi per le malattie o per le licenze, non saranno mai a pieno organico. Questo rispetto ai 500 che invece dovrebbero essere in servizio» spiegano Nizar Bensellam Akalay, segretario generale regionale del Nuovo sindacato Carabinieri

Non è un grido di allarme, ma i dati parlano di una trentina di carabinieri in meno sul nostro territorio. "All’interno dei comandi al momento si contano 470 militari che, vuoi per le malattie o per le licenze, non saranno mai a pieno organico. Questo rispetto ai 500 che invece dovrebbero essere in servizio" spiegano Nizar Bensellam Akalay, segretario generale regionale del Nuovo sindacato Carabinieri e il segretario provinciale, Massimiliano Scalisi.

Che valore dare a questi numeri? "Trenta militari che mancano all’appello non sono numeri allarmanti, soprattutto in una provincia sana come quella di Arezzo. Certo potrebbero generare disservizi".

Come mai questo gap? "Sono 10-15 anni che, a causa di una cattiva gestione concorsuale, non si facevano concorsi con numeri consistenti. Finalmente nell’ultimo biennio in provincia sono arrivati una quarantina di militari destinati alle varie stazioni. In previsione ci sono altri concorsi. Hanno capito che ci sono criticità, forse in ritardo, ma qualcosa si sta muovendo. Un altro problema è sicuramente il turn over, il concetto di svecchiamento deve essere superato. Manca un cuscinetto tra le vecchie e le nuove generazioni. La classe media sta sparendo".

Quali sono i fenomeni più preoccupanti sul nostro territorio? "Un fenomeno grave è senz’altro quello delle truffe agli anziani, che cerchiamo di arginare con incontri per sensibilizzare e informare quella parte della cittadinanza più fragile e per questo più colpita. Poi i furti nelle abitazione, e la criminalità urbana". Tema caldo degli ultimi mesi: il distretto orafo...

"C’è grande attenzione intorno alle ditte orafe. Il comandante provinciale e a caduta tutte le forze in campo sono ben indirizzati alla criticità. L’impegno c’è ed è massimo. Senza voler fare sviolinate non necessarie: ma abbiamo un ottimo comandante provinciale. Rubertà è uomo di buon senso, umanità e ha dimostrato nel tempo di saper gestire ottimamente la provincia".

E’ di queste ore un alterco tra sindaco ed opposizione sulla percezione della sicurezza in città. Cosa ne pensate? "Noi ovviamente come sindacato non entriamo nella bagarre politica. La percezione è che ci sia una recrudescenze dei fatti, ma non dimentichiamoci che veniamo dal Covid in cui la gente stava a casa. La nostra provincia non è a rischio di niente, ha una condizione di vivibilità più che buona. Il nostro quotidiano intervento è volto a prevenire quello che potrebbero diventare criticità. Perdendo il contatto con il cittadino si andrebbe ad una deriva".

A proposito si contatto con il cittadino, forze dell’ordine sempre più spesso oggetto di aggressioni... "Nell’ultimo biennio sono state 16 le aggressioni ai carabinieri, dagli spintoni, al morso in grado di staccarti l’orecchio. E’ successo l’aprile scorso davanti alla Pam in zona Tortaia dove i militari erano intervenuti per placare le ira di un ghanese, lo stesso che prima ha preso per il collo un carabiniere, poi lo morde all’orecchio. Cerca di strappargli il lobo con un morso e poi lo butta a terra".

Cosa è venuto a mancare nel rapporto forze dell’ordine cittadino? "C’è un diffuso scoraggiamento da parte del cittadino per i tempi lunghi della giustizia. Se noi interveniamo, ma non trova contezza in termini giudiziari, nasce nel cittadino una sensazione di disillusione. E’ venuto a mancare il senso di comunità, c’è disinteresse. Noi dovremmo lavorare perché il cittadino acquisisca più fiducia nell’attività delle forze di polizia".

Per questo lavorate molto fra i giovani? "Sì, un lavoro molto difficile, la realtà viene dopata da finte notizie, finte verità. Sui social vengono veicolati messaggi fraintesi dai ragazzi più giovani. La società è cambiata, i ragazzi sono più social e meno socievoli. Ma cerchiamo di entrare all’interno delle scuole per comunicare e veicolare i giusti messaggi".