REDAZIONE AREZZO

Macrì, è bufera sul suo ruolo: le deleghe sono operative dal 2016

L’Anticorruzione contesta i rinnovi di 2017 e 2020 ma dalle carte spunta la visura: c’era già potere di firma un anno prima per 500mila euro

Francesco Macrì

Arezzo, 27 novembre 2021 - Già nell’ottobre del 2016 quando Francesco Macrì era appena transitato dal consiglio comunale di Arezzo al vertice di Estra per risolvere fratture politiche in seno alla maggioranza, al presidente del consiglio di amministratore era «attribuito il potere di sottoscrivere i contratti di fornitura relativi a beni, prestazioni e servizi relativi ad attività... (omissis) per valori fino a 500mila euro».

Almeno secondo quanto emerge dalla visura camerale acquisita agli atti del processo Coingas che riprenderà martedì davanti al tribunale di Arezzo, e che ricalca la contestazione amministrativa mossa dall’Anticorruzione: ovvero il potere reale e non solo formale in capo al presidente, il vero rompicapo di queste ore per cercare di capire se – come scrive Anac – la nomina del 2016, al centro della contestazione di abuso d’ufficio non era viziata mentre lo erano i rinnovi di 2017 e 2020.

La diatriba tra vincitori e vinti è tutta lì. L’Anticorruzione ha fatto decadere Macrì dalla carica ritenendola inconferibile, in violazione della legge Severino: sia perché l’ente in cui svolse la carica politica era lo stesso ad aver conferito al medesimo l’incarico amministrativo (invididuando quindi il comune di Arezzo come regista e Coingas e Estra semplici passacarte), sia perché Estra è un ente di diritto privato in controllo pubblico.

Una decisione che ha aperto una voragine politica e che rischia di creare non poche grane anche economiche ai protagonisti. Sicuramente a Palazzo Cavallo: l’Anac infatti ha notificato il provvedimento al segretario comunale come Responsabile della prevenzione della corruzione indicando quindi il Comune come «organo conferente» nei cui confronti, a questo punto, avviare un autonomo procedimento per verificare l’elemento soggettivo dell’illecito: sapevano che Macrì era incandidabile? Secondo le registrazioni-Staderini sì.

E se questo sarà anche il responso dell’Anticorruzione il comune rischia di vedersi bloccata per tre mesi la possibilità di conferire incarichi di natura amministrativa. Non certo poca cosa. Poi c’è Coingas, partecipata al 45% da Arezzo e il restante frammentato nelle Municipalità della provincia, che votò praticamente compatta (i presenti) la proposta di nomina proveniente dal Comune di Arezzo, socio di maggioranza con il 45% delle quote e adesso è pronta a convocare l’assemblea dei soci per capire se procedere a una nuova nomina (ma è difficile nelle more del ricorso al Tar annunciato da Macrì) e se fare ricorso, a sua volta, previo un parere legale che il presidente Franco Scortecci si sta affrettando a chiedere.

Infine Estra che ha deciso di bussare alla porta della magistratura amministrativa. Martedì intanto si torna in aula. Della Delibera Anac sarà chiesta l’acquisizione formale ma accusa e difesa sembrano leggere quel pezzo di carta che ha dimissionato l’uomo forte di Fratelli d’Italia in senso diametralmente opposto.

Per le difese è un boomerang contro l’accusa proprio perché ’assolve’ la nomina del 2016, quella contestata nel capo d’imputazione nei confronti di Macrì, Sergio Staderini, Alessandro Ghinelli e Alberto Merelli. La procura tace ma la pezza d’appoggio sulle deleghe potrebbe metterli al sicuro. Una partita ancora tutta da giocare e, stavolta, su più fronti.