
di Federico D’Ascoli
L’oro sulle montagne russe. L’instabilità di questi giorni ha spinto prima il prezzo del metallo ad aumentare vertiginosamente, poi ieri il rimbalzo che lo ha riportato ai livelli di una settimana fa. L’invasione dell’Ucraina ha fatto schizzare giovedì un grammo a 56,80 euro raggiungendo il picco dell’agosto 2020. Ieri, poi, la discesa tumultuosa sotto quota 54 (sui livelli di venerdì scorso), frutto evidente di manovre finanziarie di chi ha puntato a realizzare in tempi brevi l’investimento sul metallo giallo, classico bene rifugio. Un saliscendi che va a innestarsi in un contesto complesso per le conseguenze della pandemia su finanza, logistica e approvvigionamenti.
"Il clima di incertezza è il peggior alleato – sospira Luca Benvenuti, amministratore delegato di Unoaerre, colosso dell’oreficeria aretina – in uno scenario in cui tutte le materie prime e i costi energetici sono aumentati. A questo si aggiunge l’euro che rispetto al dollaro è sceso in maniera importante negli ultimi giorni. Una tempesta perfetta, anche se i nostri rapporti con il mercato russo e ucraino sono davvero marginali".
Di fronte al sovrapporsi dei problemi vanno individuate le soluzioni: "In situazioni come queste c’è da fare una cosa sola: mantenere la calma – spiega Benvenuti – muoversi con prudenza e fare operazioni di copertura. Ci potrebbe essere un raffreddamento degli ordini ma gli imprenditori sanno che serve fiducia per andare avanti e i recenti segnali arrivati dalla fiera di Dubai ci spingono a essere ottimisti, nonostante tutto. Ma gli operatori, soprattutto quelli dei gioielli, non hanno bisogno di incertezze".
Italpreziosi è uno dei principali operatori nell’affinazione, nel trading e commercio di metalli, lingotti e monete d’oro. Ivana Ciabatti è al comando da oltre trent’anni ma si trova di fronte a una situazione che lei stessa definisce "inedita": "Le cause di questa situazione sono diverse: congiunturali, strutturali, geopolitiche e speculative – sottolinea Ciabatti – naturalmente il fattore scatenante è stato il Covid, che ha portato a una riduzione, se non al blocco della produzione. Poi, a una ripresa economica globale che nel 2021 è stata più veloce del previsto e ha fatto aumentare la richiesta di materie prime e di semilavorati, non è stata corrisposta una crescita adeguata dell’offerta. Questo ha portato a un marcato incremento dei prezzi, che sono arrivati a valori record da un ventennio. Al di là dei metalli preziosi, il cui prezzo è salito in maniera più contenuta, penso a gas, petrolio, rame e ferro".
"Dopo 35 anni, per la prima volta nel 2021 abbiamo avuto problemi nel reperire materie prime – fa sapere Ciabatti – a fronte di una forte domanda in Italia del settore oreficeria, gioielleria e argenteria, per il quale il 2021 è stato un anno positivo e importante, abbiamo trovato molte difficoltà di approvvigionamento, sia di oro che d’argento. Oltre ai problemi dovuti al fatto che alcune miniere hanno avuto dei focolai".