Nemmeno dodici mesi fa il timore più grande delle società sportive arrivava via posta ed erano le bollette di luce e gas. Il conflitto in Ucraina, l’aumento del costo della materia prima, aveva innalzato e non poco la voce utenze dei club aretini. Un problema che ovviamente resta per alcune discipline - vedi il nuoto dove l’acqua delle vasche è riscaldata - anche se di fatto oggi il principale timore alla vigilia della nuova stagione sportiva è rappresentata dalla riforma del lavoro sportivo. Il nodo bollette oggi sembra passare in secondo piano, tra contributi e tariffe agevolate che i dirigenti hanno attivato anche recentemente. Oggi la preoccupazione che va per la maggiore è quella legata al lavoro sportivo. Non a caso anche il comitato aretino del Coni, presieduta da Alberto Melis, nelle scorse settimane si è attivato per spiegare i dettagli di una normativa che rivoluziona il mondo delle discipline sportive, anche dilettantistiche.
Il fatto è che quanto introdotto dal primo luglio scorso ha subito e sta subendo modifiche e i club si interrogano sul da farsi. "Sicuramente una normativa era necessaria" spiega Riccardo Lazzerelli, presidente del Club Arezzo. "Poi però ci si scontra con la realtà - prosegue Lazzerelli - fino a poco tempo fa ogni società poteva contare su volontari. C’era chi si occupava della segreteria e via dicendo. Adesso non basta più, servono figure specializzate. La riforma di fatto impone alle società di avvalersi sempre più di un commercialista, una persona specializzata che sappia di fatto leggere tra i numeri, metterli in ordine e con la quale il club deve per forza di cose confrontarsi quasi settimanalmente. Questo potrebbe tradursi in un ulteriore costo per i club e quindi per le famiglie". Poi c’è il tema dei rimborsi. Partendo dal presupposto che nelle categorie giovanili e in quelle più basse i rimborsi o non sono previsti o non superano qualche centinaia di euro a stagione, la nuova norma ha spostato il limite delle tassazione a 5mila euro per l’attività giovanile e a 15mila per quella dilettantistica. Sopra tali soglie scatta l’aliquota e quindi - come direbbero alcuni - la stangata. Ma se questo aspetto ricade sul tesserato, i club indipendentemente dalla disciplina praticata sono preoccupati dalle norme e dalle modalità per rispettarle, soprattutto dalla consapevolezza che non basta più il genitore, il nonno pensionato, che presta il proprio tempo libero alla società sportiva del figlio e del nipote. Adesso serve personale qualificato. In poche parole non una figura prestata allo sport ma un dirigente sportivo formato e conoscitore delle norme prima ancora che uno sportivo.
M.M.