FEDERICO D’ASCOLI
Cronaca

Licenziata per la spesa: il giudice la reintegra

Angela Acconci era accusata di non aver pagato la merce nel supermercato dove lavorava. "Provvedimento discriminatorio"

MONTEVARCHI

di Federico D’Ascoli

Tre uova di Pasqua, un’insalata e un hamburger: spesa totale 43 euro e spiccioli. Per non averli pagati prima di uscire dalle "casse fast" del centro Coop.fi di Montevarchi Angela Acconci, nella primavera di due anni fa, si era vista comunicare il licenziamento disciplinare per giusta causa. Una storia era già finita sui media all’epoca grazie anche a una raccolta di firme di solidarietà dei colleghi. Da qualche giorno ha anche la prima pronuncia giudiziaria: la giudice del lavoro Anita Davia ha infatti disposto il reintegro della dipendente di Unicoop Firenze e il risarcimento del danno nella misura della retribuzione nel periodo passato dal licenziamento. La dottoressa Davia ha anche indicato nella sentenza di primo grado il suo licenziamento come "discriminatorio" per la lunga attività sindacale di Acconci, difesa in giudizio dall’avvocato Marco Del Pinto. Proprio nelle settimane precedenti al provvedimento la rappresentante della sigla di base Usb (dopo una lunga militanza nella Cgil) aveva infatti vinto una battaglia legata ai tempi della vestizione finita con il risarcimento dei dipendenti del punto vendita valdarnese con periodi molto lunghi di straordinari arretrati, fino a dodici anni.

Il licenziamento si era originato da un episodio sul quale la sentenza ha fatto luce. Libera dal lavoro, Acconci era andata a fare la spesa e alla fine aveva utilizzato le casse veloci. La sindacalista aveva passato la carta socio sotto il lettore, premendo quindi il tasto "termina e paga", e per gli acquisti le hanno consegnato due bollini. Tra una chiacchiera e l’altra con le due colleghe in quel momento addette alla vigilanza non si sarebbe accorta che la cassa non aveva registrato il saldo ed emesso lo scontrino che serve per aprire il cancelletto di uscita. Si era messa a cercarlo ma poi le era stato aperto senza effettuare i dovuti controlli sul palmare. Nel giro di pochi minuti Angela Acconci era stata richiamata indietro dall’altoparlante e aveva regolarmente pagato la spesa. Una situazione nella quale il giudice Davia non ha riconosciuto il dolo, elemento necessario per la violazione disciplinare.

La sentenza è la fine di un incubo: "Sono stati due anni devastanti sotto ogni punto di vista, segnati da angoscia, da un’immane sofferenza. La mia stessa identità è stata cancellata e sono diventata una persona fragile – racconta Angela Acconci – più volte ho pensato a gesti estremi. Con quella accusa hanno tentato di togliermi anche la dignità, infangando il mio nome. Oggi sono spaventata, ho bisogno di cure importanti e di continuo sostegno psicologico. Non avendo altri redditi in famiglia sono andata avanti con la Naspi ed è stato durissimo".

L’elenco dei ringraziamenti è lungo: "Il primo a mio figlio che ogni giorno mi ha sostenuto e che ha portato con me questo macigno che ha condizionato anche la sua vita. Poi i miei cari e tanti colleghi e amici che prima ho protetto e che a loro volta lo hanno fatto con me scegliendo di stare dalla mia parte e sostenermi. Non meno importante è stato l’incontro con la sindaca Silvia Chiassai, una donna straordinaria che quest’assurda vicenda mi ha portato a conoscere, a stimare e ad apprezzare, così come il vice sindaco Stefano Tassi, Paola Manetti e tutti gli assessori di Montevarchi che hanno creduto in me. Infine ringrazio immensamente l’avvocato Francesco Ceccherini e l’avvocato Marco Del Pinto, anche loro uomini straordinari prima ancora che eccellenti professionisti. Questi due anni di vita tanto mi hanno tolto ma tanto umanamente mi hanno dato" conclude Angela Acconci.