Dory d'Anzeo
Cronaca

"Lei in ospedale da due mesi, voglio vederla": la serenata di Mauro per Michela

Ricoverata non per il Covid ma visite bloccate: il compagno musicista ogni giorno le dedica un pensiero su Facebook. «Ha bisogno di un volto amico e di una carezza»

Mauro Maurizi

Arezzo, 28 maggio 2020 - Il virus ha stravolto le vite di tutti e imposto regole nuove. È accaduto così che quella del ricovero, anche per i pazienti non Covid, sia diventata un’esperienza dura, fatta di solitudine per il paziente e di un misto tra senso di impotenza e sconforto per i familiari, che non possono andare a trovare i loro cari. È accaduto anche a Mauro Maurizi, musicista aretino.

Il 13 febbraio la sua compagna, Michela, è stata ricoverata a Siena per un problema cardiocircolatorio. Da allora, Mauro ha potuto vederla solo tramite brevi videchiamate, un paio di volte a settimana. E quasi ogni giorno posta su Facebook foto di momenti felici della loro vita di coppia, accompagnate da una frase di incoraggiamento. Dal 25 marzo, Michela è in riabilitazione a Montevarchi, alla Gruccia, dove ad aprile si erano registrati casi di medici e operatori sanitari positivi al Covid .

«Da oltre due mesi non la vedo – spiega Mauro – e, anche se comprendo bene le regole legate al contenimento del contagio, c’è l’altra faccia della medaglia: Michela è in un letto di ospedale, da sessanta giorni non riceve una carezza, non vede un volto amico, non parla con una persona cara.

Dal punto di vista sanitario, sta ricevendo le migliori cure possibili ma le manca il contatto con le persone care, anche lo stato di salute mentale è importante per il recupero dopo il ricovero in terapia intensiva. E in quel mare di solitudine, il suo stato d’animo non è certo dei migliori».

Mauro ha provato di tutto per riuscire a entrare in ospedale: «Mi sono reso disponibile a fare tutto il possibile, test, tamponi, ma niente da fare. Le regole sono quelle e non c’è modo di venirne fuori».

Anche in questo caso, il web è diventato un mezzo per comunicare: «Prima non mettevo mai foto di noi due insieme, se non per qualche motivo particolare, è che sono un po’ orso. Adesso mi piace condividere i nostri momenti felici, spero che lei veda e sia contenta».

Un piccolo spiraglio, però, si sta aprendo e lascia intravedere la luce in fondo a tunnel della solitudine: «Pare che adesso ci sia la possibilità di vederla almeno un’ora a settimana assistendo a una seduta di riabilitazione; questa è l’ultima comunicazione da parte dell’ospedale. Non è molto, ma sempre meglio di niente. Almeno potrò vederla, parlarle e abbracciarla, per farle sentire che ci sono e le sono vicino».

La possibilità di stringersi ancora, un sogno durato oltre due mesi che – se tutto va bene – sta per diventare realtà. L’amore, ai tempi del coronavirus, riesce ancora a trionfare.