GLORIA PERUZZI
Cronaca

"Le mie radici aretine, il mio libro" Veltroni racconta la sua seconda vita

Stasera alle 21 il politico, regista e scrittore al Book Festival con "La scelta". "E’ un mondo senza passioni"

di Gloria Peruzzi

Cittadino onorario di Foiano della Chiana, Walter Veltroni, politico, giornalista, scrittore e regista, oggi a Foiano book festival (ore 21, ingresso libero), presenta il suo ultimo libro "La scelta" (Rizzoli). "La mia famiglia ha origine lì - racconta emozionato Veltroni - Mio nonno, che si chiamava come me, era di Foiano della Chiana. Sento le mie radici. E’ il primo posto dove sono tornato quando mi sono dimesso da segretario del Pd. L’ho fatto per riconoscenza e amore per quella terra, molto colta, non solo di parole, ma della cultura del lavoro". Vive, invece, a Roma la famiglia De Dominicis, protagonista del suo romanzo. Siamo nel ’43 gli alleati bombardano il quartiere di San Lorenzo, accelerando la caduta di Mussolini. E’ il racconto di quei sei giorni terribili in cui la Storia corre veloce e mette tutti con le spalle al muro, perchè è il momento di decidere da che parte stare e che posizione prendere. "Il racconto - spiega Veltroni - deriva da anni di studio di quel periodo storico e da una curiosità per il destino degli esseri umani in momenti così difficili".

Quello sconvolgimento che credevamo lontano torna a ripetersi?

"Quando è uscito il libro non immaginavo cosa sarebbe accaduto in Ucraina. Invece, in tutte le case degli ucraini si è riproposto il tema della ‘scelta’, arruolarsi o non arruolarsi, fuggire o non fuggire, separarsi o non separarsi dalla famiglia. Quando la porta della propria casa viene schiantata dalle scarpe chiodate della grande Storia ciascuno è nudo ed è impossibilitato a rimandare scelte che possono essere anche definitive".

Cosa non riusciamo a imparare dalla Storia?

"Purtroppo il tempo finisce per cancellare perfino il dna delle storie, non si ricorda delle sofferenze dei nonni o dei genitori. Si pensa che il mondo sia per definizione in pace e quindi tutto ci è consentito, ma questo presentismo assoluto ci rende esposti a un ritorno del passato". Margherita, una delle protagoniste cerca la libertà.

Oggi, che significato ha questa parola?

"La libertà è un ossigeno che nel ‘900 ci siamo conquistati a grande fatica, ma la libertà non è scontata, è un’eccezione nella storia umana. Bisogna stare molto attenti".

Hanno spesso vite appassionate i personaggi che racconta nei suoi lavori. Un sentimento che stiamo perdendo non trova?

"Sì, mi sembra un tempo molto freddo il nostro, algido, privo di qualsiasi tipo di passione. Le passioni sono sempre vitali, sono fattori dinamici. La passione, accompagnata dalla ragione, è il motore del mondo".

E la sua passione per la politica?

"Quella rimane, ma si esprime in altre forme. Con un impegno civile, culturale, che non richiede ruoli e cariche".

Qual è stata la sua scelta più difficile?

"Probabilmente quella di smettere di avere ruoli in una dimensione che aveva segnato tutta la mia vita. Ma, penso di aver fatto bene per me e per tutto ciò in cui ho sempre creduto".

Lei che è appassionato di cinema e lo fa pure, come reagisce difronte alle difficoltà del settore?

"Purtroppo stanno chiudendo cinema, librerie, edicole, teatri e mi chiedo cosa resti nelle città. Senza quei luoghi di cultura e socializzazione trovo abbiamo città con luci spente. Ecco, una politica progressista dovrebbe mettere la cultura insieme all’istruzione, al primo posto".