"Ho lasciato il convento una settimana fa, dovrò tornare nei prossimi giorni a prendere le ultime cose". Voce squillante, piglio deciso, padre Giovanni Serrotti riparte da Prato, capitolo nuovo dopo lo "sfratto" arrivato da Roma. È a casa della sorella, oltretutto in posizione strategica, accanto alla chiesa parrocchiale. Lui, non si ferma. Perchè alla prospettiva del trasferimento a Fiesole nella "casa" che accoglie i religiosi anziani della comunità dominicana, non ci pensa. Anzi, a quell’idea suggerita dai vertici romani dell’Ordine, ribadisce il suo "no, non mollo". Si è lasciato alle spalle il santuario di Santa Maria del Sasso, a Bibbiena, mentre il fratello Giuseppe, ha accettato il trasferimento a Fiesole.
Padre Giovanni non voleva lasciare il santuario e ha resistito per giorni, perchè alla fine ha ceduto?
"C’è stata una nuova assegnazione di tutto il complesso, sono arrivati due padri pakistani e un italiano: per me non c’era più motivo per restare, come avrei voluto".
Dispiaciuto?
"Alla fine non più di tanto, non si erano create le condizioni. Prima o poi le cose cambiano e bisogna prenderle con filosofia ".
Quanto tempo ha trascorso tra quelle mura?
"In pratica tutta la vita. Avevo otto anni quando sono sfollato lì insieme a gran parte dei bibbienesi: era il ’44. Nel convento avevano trasferito anche le scuole e l’ospedale".
Cosa ricorda di quel periodo?
"Tutto. Eravamo quattrocento sfollati, ho visto arrivare persone in fin di vita o ferite, ho visto persone massacrate per strada dai tedeschi, i bombardamenti".
Come è cambiata la sua vita nella nuova casa?
"Ho raggiunto mia sorella a Prato. Ho chiesto ai superiori il permesso di andare a vivere nella sua abitazione e mi è stato accordato. L’alternativa proposta, riguardava Fiesole, nella struttura attrezzata con infermeria per religiosi anziani e bisognosi di assistenza. Io me la cavo da solo, non sono in quelle condizioni, sarebbe come andare in esilio o all’ultima stazione prima della morte".
Suo fratello Giuseppe come sta?
"Si trova bene".
Lei può celebrare Messa?
"Certamente. La celebro qui in casa e nella chiesa parrocchiale che sta proprio accanto. Per me non è cambiato nulla".
Come trascorre le sue giornate?
"Ho nipoti e bisnipoti a Pistoia. Eppoi leggo, scrivo, telefono. E quando ho un momento libero esco. Sto bene qui".
Il telefono squilla, ma padre Giovanni ci tiene a concludere la conversazione rivelando uno dei primi appuntamenti del mattino che in qualche modo richiama la sua lunga esperienza di comunicatore ad Arezzo: "Vado in edicola a prendere i giornali".