
di Salvatore Mannino
C’è un cuore che batte dietro Il Mercato Tirolese di piazza Grande e la Città di Natale del Prato e ha l’aspetto di una straordinaria scenografia medioeval-rinascimentale, ancor più spettacolare se vista dall’alto della ruota panoramica. Ecco perchè, come per le vacanze intelligenti di un tempo, è consigliabile al turista curioso del bello o anche solo all’aretino che voglia rinfrescare la sua conoscenza della città un tour del centro storico tutto attorno, quello che rende Arezzo degna del famoso giudizio di Giosuè Carducci: basterebbe da sola a fare la gloria d’Italia.
Si può cominciare, dando per scontato che il visitatore abbia già messo gli occhi in piazza Grande sul Palazzo di Fraternita del Rossellino e sulle Logge disegnata dalla gloria locale Giorgio Vasari, proprio dalla chiesa della Pieve, che sul villaggio tirolese affaccia l’abside. La facciata invece è sul Corso ed è un esempio unico dello stile che è stato chiamato romanico-pisano, tre ordini di colonne che si succedono l’uno sull’altro. Alle spalle il campanile detto delle cento buche, perchè tante sarebbero secondo il mito quelle che si aprono fino alla sommità. All’interno il magnifico polittico di Pietro Lorenzetti, appena restaurato: charmant al massimo.
Riprendendo la salita, si incontra sul lato di via dei Pileati, il Palazzo Pretorio che fu sede dei governatori fiorentini e che ancora ne ospita gli stemmi. Poco più in alto, nella piazzetta della Madonna del Conforto, la Casa del Petrarca, restaurata negli anni ‘20 del ‘900 in stile neotrecentesco, che secondo il mito concepito nell’800, in piena epoca di nazionalismo romantico, fu il luogo natale del poeta. Forse non è così, forse il grande Francesco venne alla luce in una casa ora inglobata nel retro del Palazzo della Provincia nell’attigua via dell’Orto, che era la strada degli guelfi bianchi fiorentini in esilio, da padre Ser Petraccolo al più grande di tutti, Dante Alighieri. E siamo già in vista del Duomo, a fianco del Prato con la Città di Natale.
I lavori per la realizzazione della cattedrale gotica cominciarono alla metà del ‘200 grazie alla donazione lasciata da Papa Gregorio X che vi è sepolto, morto nel 1276 nell’antistante Palazzo Vescovile, famoso per aver ospitato il primo conclave della storia, quello appunto per dare un successore al pontefice defunto. La facciata è stata completata solo nel 1914 su disegno di Dante Viviani, all’interno, diviso in tre navate, capolavori straordinari di arte medioevale come il Cenotafio di Guido Tarlati, il Signore che portò Arezzo alla sua massima potenza, e l’Arca di San Donato. Nella navata di sinistra una Maddalena di Piero della Francesca, le finestre e le volte sono state affrescate da Guglielmo di Marcillat: unico.
Se da piazza del Duomo si scende verso via Cesalpino, passando davanti a Palazzo dei Priori sede del Comune, si arriva proprio in faccia a San Francesco, che non ospita solo il ciclo di Piero della Francesca per cui è famosa ma anche affreschi di scuola aretina e un maestoso crocifisso attribuito al medioevale Maestro di San Francesco coetaneo di Cimabue. Se invece dalla cattedrale si va verso sinistra, si giunge, costeggiando la chiesa di San Domenico col crocifisso di Cimabue di cui parliamo a parte, alla Casa del Vasari, oggi museo statale, l’abitazione rinascimentale che il Grande Gorgio progettò ed affrescò da solo come un monumento a se stesso. Da non perdere.