
L’antico Ponte de Classe tirato su nell’anno mille Era il "gemello della Gioconda", oggi è un rudere
Simone
De Fraja
Una delle direttrici dalla città verso nord attraversava la località di Piscinale prima di valicare il torrente Chiassa in un punto in cui il corso d’acqua ha una certa consistenza. L’attraversamento doveva avvenire con un ponte la cui esistenza è documentata fin dal 1071: un punto di fondamentale importanza per le comunicazioni alla base di un modesto rilievo nel "pleberio S. Stephani in Classe, in loco Poio de Punte", toponimo che ancora sopravvive a Poggio del Ponte, immediatamente a sud-ovest dell’attuale attraversamento. Nel 1204 è attestata l’esistenza di un "Ponte de Classe" nel 1257 un documento ricorda la nomina di tal Niccolò, da parte del vescovo Ubertini, a podestà di alcuni castelli vescovili nominando, lo stesso Niccolò "vicecomitem suum in omnibus terris a ponte Classis inferius"; nel 1278 è documentato un "Hospitalis Pontis Classe". Pertanto è lecito pensare che un attraversamento, a mezzo di ponte e non di guado, vanta una datazione piuttosto antica.
I ruderi che mostrano l’andamento della strada, evidenziano che questa correva più a est dell’attuale attraversamento realizzato nel dopoguerra, nonostante il percorso antico, a nord e a sud dell’abitato di Ponte alla Chiassa, coincida con la strada attuale ciò è dovuto al fatto che l’antico percorso era condizionato da esigenze tecniche: il ponte era stato realizzato, a doppia arcata, con una pila al centro del torrente, con fondazione diretta sullo scoglio affiorante e perpendicolare alla corrente. La pila del ponte, come indicano gli attuali ruderi, era dotata di un antibecco in modo da fendere la corrente, resistendo meglio alle sollecitazioni e impedire l’accumulo dei detriti. Il retrobecco, di modeste dimensioni, completava la funzione dei rostri evitando turbolenze intorno al pilone. Pare evidente che ingegneri e mastri costruttori abbiano pensato di superare il corso d’acqua con alveo profondo, tanto da determinare l’esigenza di costruire un ponte, forse dapprima in legno, puntando alla miglior soluzione tecnica in relazione alla corrente e alla fondazione diretta su roccia. La strada venne adattata a posteriori.
La forma del ponte in muratura sulla Chiassa potrebbe essere attribuita a a fine Duecento o comunque alla prima metà del Trecento e ciò, anche in forza di alcune considerazioni. Il Ponte sulla Chiassa, seppur di più modeste dimensioni rispetto a Ponte Buriano in relazione alla minor larghezza dell’alveo da passare, come si può osservare da alcune foto d’epoca, può essere accostato alle forme del ponte precitato, all’indomani degli interventi urbanistici e viari avviati da Guglielmino degli Ubertini nel 1278 quando "fuit factus noster lacus et viae rectae et palatium populi".
Gli interventi duecenteschi di sistemazione delle strade in modo rettilineo che si dipartivano dalla città, dovettero pertanto prevedere alche interventi di risistemazione degli attraversamenti fluviali così come avvenne con il Ponte a Buriano quando se ne decretò la costruzione od il riassetto dell’attraversamento nel 1277 dato che la prima citazione del "Pontem de Buriano", risale al 1203. Da fotografie d’epoca si comprende che l’attraversamento sulla Chiassa era assicurato da due archi, apparentemente a tutto sesto, che staccandosi da robuste spalle in muratura e per mezzo di una pila centrale, permettevano il collegamento tra le sponde.
L’alveo sulla sinistra idrografica, per la larghezza della pila, è stato pavimentato mediante regolari lastre di pietra accuratamente squadrate e connesse, pavimentazione forse antecedente la costruzione della scarpa. Tali lastre sono state disposte con cura ed in modo alternato di guisa che i giunti potessero resistere al meglio conferendo stabilità alla pavimentazione. Solitamente rendere il fondo del corso d’acqua meno scabroso e meno resistente alla corrente, determina una maggiore velocità di scorrimento delle acque evitando ristagni ed impaludamenti. Al contempo il lastricato conferisce solidità e stabilità all’alveo ed alla pila del ponte nonché allo sperone roccioso su cui essa insiste che, come detto, in quel punto è stato rivestito e rinforzato per evitarne la consunzione.