Salvatore Mannino
Cronaca

La separazione del novantenne: ottiene il suo scopo per tutelare la sua compagna

Un legame vecchio di decenni che era diventato convivenza da tre. Ma lui si è ammalato e ha pensato di offrire un futuro alla sua altra donna

Anziani

Arezzo, 6 marzo 2021 - Ce l’ha fatta. L’arzillo vecchietto di 93 anni che si è rifatto una vita con una nuova compagna, quasi coetanea, ha ottenuto la separazione dalla moglie di 86, nonostante lei si sia opposta fino all’ultimo obiettando che una cattolica non può accettare la rottura di un matrimonio. La storia, però, è un po’ più complessa di come fosse trapelata dopo la prima udienza davanti al presidente del tribunale, Valentino Pezzuti.

Resta la singolarità di una separazione chiesta e ottenuta a un’età nella quale di solito a tutto si pensa meno che ad avviare un nuovo legame, ma non è esattamente una vita che ricomincia a novant’anni, come se i protagonisti fossero quelli di un film tipo «Cocoon», con gli anziani trasformati in personaggi carichi di energia. Lui anzi sta male, colpito da un’invalidità che lo ha menomato.

E proprio per questo si è deciso a legalizzare una relazione che andava avanti da lungo tempo: vuole mettere in sicurezza la donna che gli sta a fianco. Già, perchè lui e lei, 93 anni appunto e un’ottantina abbondante, avevano già cominciato a convivere da tre anni (il che resta sempre insolito: un novantenne che si trasferisce a casa della compagna) e la loro storia è molto più antica: qualche decina d’anni di affettuosa amicizia.

Che ha viaggiato in paralello al matrimonio, come succede in tanti triangoli, anche meno anomali di questo ambientato nella quartà età) finchè lui non ha deciso di mandare all’aria la prima coppia per concentrarsi sulla seconda. Coi miei anni, deve aver pensato, non serve più essere ipocriti, non serve più dividersi fra la moglie e l’amica, diamoci un taglio netto e proviamo a ricominciare daccapo.

Senonchè galeotto fu il malanno. Nel senso che nel frattempo il nostro novantenne che ancora pensava all’amore si è ritrovato invalido. E lì sono venuti i pensieri: se mi succede qualcosa, cosa resterà di me alla compagna con la quale divido casa ed esistenza? Le legge su questo è chiarissima: la pensione, nel peggiore dei casi, sarebbe andata alla moglie nonostante la separazione di fatto e all’«altra» sarebbe toccato solo quello che lui le avesse riservato per testamento, salvo la legittima per il coniuge i figli.

Non restava dunque, anche al’età di Matusalemme, che avviare una causa di separazione legale e poi di divorzio. Per questo il vecchietto si è rivolto all’avvocato Marco Acquisti, chiedendogli di innescare la più singolare delle azioni giudiziarie. Comuque un gesto d’amore: non quello di De Andrè che strappa i capelli, ma quello più riflessivo e più protettivo di uno che pensa al futuro della sua donna quando lui non ci sarà più.

Non sono bollenti spiriti da novantenne atletico, ma affetto sincero, tenerezza proiettata sul domani. Quanto l’anziano ha ribadito anche nell’aula del presidente del tribunale Valentino Pezzuti, cui, come è noto, sono demandate le cause di separazione nelle cosiddette udienze presidenziali. Lui non c’era, malandato com’è non era in grado di intervenire a Palazzo di giustizia.

Si è fatto sentire per telefono, direttamente col presidente, e ha ribadito la sua volontà: mi voglio separare e siccome mia moglie non ne vuole sapere, chiedo la separazione non consensuale. E’ stata una giornata particolare, difficile che anche Pezzuti, che pure è magistrato di vasta esperienza, si sia mai trovato alle prese con un caso del genere.

Ma accertato che l’anziano è ancora nel pieno possesso delle sue facoltà mentali, lucido nonostante l’invalidità, non restava che dar corso alla separazione. L’impressione è che il novantenne voglia andare fino in fondo per legalizzare il nuovo legame. In fondo non c’è bisogno della passione sfrenata per cominciare un’altra vita. A volte, e torniamo sempre a De Andrè, basta qualche «svogliata (mica tanto) carezza e un po’ di tenerezza».