
di Alberto Pierini
Il self service che visse due volte. E che purtroppo altrettante volte ha chiuso. In queste ore cala il sipario sull’attività di bar e pranzi nella galleria commerciale Setteponti, quella dell’ex Ipercoop. Uno snodo familiare a tanti aretini, che sulla via dei carrelli o dei tanti negozi intorno al supermercato si imbattono spesso. Proprio all’ingresso, un punto di transito continuo. E che rimette i tavoli all’interno, sbarra il lato del fast food e cala il bandone sul bar. Da qualche giorno i rifornimenti erano stati interrotti in vista della chiusura, ora siamo all’epilogo. Sette i dipendenti rimasti e ora costretti a guardarsi intorno. "E’ un momento di grande amarezza: è come tornare indietro nel tempo" ci racconta una delle protagoniste della doppia avventura.
Doppia, certo: anche se nel passaggio tra aziende parzialmente diverse. Anni fa c’era stata l’odissea della Magnosfera. Nel punto diametralmente opposto del centro commerciale, prima che i lavori interni lo trasformassero. Mesi di proteste, trattative, sit-in nel piazzale, no-stop a Natale. Allora tutti i riflettori si erano accesi sul locale ma in particolare sui dipendenti e sulla loro situazione di difficoltà.
Difficoltà a fronte della quale la chiusura era stata solo parziale e interna al mondo della cooperativa con una buona mediazione: l’apertura di un punto ristoro al Centro Affari poi una catena prestigiosa sempre interna alla Camst.
E’ quella che ora lascia: è "Gustavo", un’esperienza pilota, presente in tante città italiane e in alcuni autogrill dell’autostrada. Capace di attecchire anche qui. Ora non solo la chiusura del punto nella galleria commerciale aretina ma anche, ci risulta, di altri centri a livello nazionale. Tra le cause con ogni probabilità il lungo stallo legato alla pandemia e poi il totale cambiamento del mercato: tante di queste attività si sono fermate mesi e mesi, prima che si ricreassero le condizioni idonee ad una ripartenza.
E in effetti anche qui il lavoro era ripartito, nel mix tra l’offerta del locale e la qualità di chi ci ha lavorato per anni. In gran parte gli stessi volti della battaglia di allora. Era il 2014, il tempo utile per rimettere radici e ripartire. E in effetti così era andata. Ora la svolta amara.
Non la sola: la provincia ha retto bene rispetto ad altre alla spallata della pandemia ma vittime ci sono state. Una su tutte la "Buca di San Francesco", poi per fortuna rilevata da Patrizio Bertelli e quindi avviata ad una nuova stagione di riapertura. Così come si lavora ad un rilancio anche dello spazio su cui ora cala il sipario. La postazione resta strategica e quindi le possibilità di staffetta reali.
Più difficile pensare a tempi brevi: ora perfino i più audaci preferiscono giocare in difesa. E lasciano gli schemi di attacco a tempi migliori.