Arezzo, 18 settembre 2024 – La parrocchia del Giglio di Montevarchi, guidata da don Mauro Frasi, ogni lunedì porta cena, coperte e vestiti ai senza tetto di Firenze, più precisamente sotto il cavalcavia della stazione di Campo di Marte. Nessuno però sa veramente come nasce la Ronda della Carità, dove ha avuto inizio e grazie a chi. Don Mauro stesso ne ha raccontato la storia, riportando una testimonianza sincera, chiara ed umile: la Ronda della Carità nasce alla Stazione Centrale di Palermo nel 1991, grazie a Fratel Biagio Conte, un uomo che fin da subito decise di donarsi a chi sta ai margini della società, ovvero i poveri. Col tempo, riuscì ad ottenere l’appoggio della popolazione e poté utilizzare dei locali per accogliere chi non aveva un posto in cui dormire, riuscendo a fondare, nel 1993, la “missione di Speranza e Carità”. A Firenze, Paolo Coccheri, con un passato da studente e attore, ogni mattina alle 7 portava la colazione a chi non aveva casa e dormiva in rifugi di emergenza. Nel 1993 fondò quella che oggi chiamiamo la “Ronda della carità”. L’anno dopo, sempre a Firenze, nacque l’idea di far conoscere le storie dei senza fissa dimora tramite un giornale, chiamato “Fuori binario”, che loro stessi avrebbero dovuto distribuire, richiedendo all’acquirente un’offerta, che sarebbe stata il loro ricavato. In parole povere era un modo per cercare di liberare i senzatetto da quella condizione di sterilità metaforica.
Più gli anni sono passati, più parrocchie del Valdarno hanno iniziato a dare il loro contributo a questa opera di carità e di umanità, spartendosi i giorni della settimana in cui andare a trovare gli “amici di strada”, come amava chiamarli Coccheri.La chiesa del Giglio ha iniziato a far parte del progetto dal 2021, in piena pandemia, assumendosi una grande responsabiltà. Parlando con un referente fiorentino della Ronda, Luca, che ormai se ne occupa da più di venti anni, è emerso che sono avvenuti episodi di violenza sia fisica che verbale da parte dei senzatetto nei confronti dei volontari, ma anche tra i senzatetto stessi. Alla domanda “Come avete gestito la situazione?”, Luca ha risposto: “Sai, tra di loro si conoscono tutti, ci sono questioni magari irrisolte, odi repressi. Si rincontrano e scatta la scintilla che li fa litigare. Magari noi li dividiamo li per lì, però poi vanno a litigare da un’altra parte. Io una volta ho rischiato una coltellata”. Insomma, una situazione delicata. “Io sono vent’anni che vengo qui - ha aggiunto Luca - quindi per me, tra quelli fissi e quelli nuovi sono tutti miei fratelli. Io sono come loro, infatti non mi sono mai messo una divisa, perché per me stare nella strada è la vita reale, anche nella marginalità”.