La rabbia del titolare "Ci hanno portato via almeno mezzo milione Adesso abbiamo paura"

Marco Benedetti, amministratore delegato dell’azienda di Ponticino: "Con tutte le difficoltà che abbiamo per fare impresa capitano anche queste cose che ci tolgono serenità. È il quarto colpo in trent’anni".

La rabbia del titolare  "Ci hanno portato via  almeno mezzo milione  Adesso abbiamo paura"
La rabbia del titolare "Ci hanno portato via almeno mezzo milione Adesso abbiamo paura"

"C’è un distretto, quello orafo aretino abbandonato a se stesso. Sono fatti che ti svuotano: dopo tutte le difficioltà che abbiamo peer fare impresa ci troviamo anche con un furto come questo che ci toglie la forza e la voglia".

È un fiume in piena il titolare della Jessica Jewels, Marco Benedetti, dopo l’assalto nella notte alla sua azienda. Ottanta dipendenti, il quarto colpo andato a segno in circa trent’anni.

"Ci risiamo, la banda che gira sul territorio ha colpito ancora e, questa volta è toccato a noi". Benedetti, per lei è una mattinata difficile; dal suo ufficio, in cui il telefono squilla ininterrottamente, prova a fare due conti. Secondo le sue valutazioni la cifra rubata sarebbe ben diversa da quella inizialmente valutata. A quanto ammonterebbe il furto?

"In quella cassaforte, della bellezza di 80 quintali, fatta saltare con l’acetilene, c’era tanto oro e argento lavorato, fate un po’ i conti. Difficile ancora dirlo con precisione ma la cifra si aggirerebbe intorno al mezzo milione di euro".

Oro e argento spariti, e poi?

"A questo si vanno ad aggiungere gli ingenti danni. L’esplosione ha tritato vari macchinari e parte dell’immobile, ad occhio e croce siamo intorno ai 100 mila euro. E’ un danno enorme".

I banditi sembravano organizzati in maniera quasi militare per svaligiare la sua azienda in pochi minuti e darsela a gambe...

"È stato un lavoro da professionisti, non c’è che dire. Il modus operandi è sempre all’incirca lo stesso. La banda è una, ne sono convinto. Sono sempre gli stessi gli autori dei vari furti avvenuti sul territorio a scapito di aziende orafe. Una banda che però aveva anche informazioni molto particolari sulla mia azienda. Sapeva come e dove muoversi con esagerata tranquillità. Sono stati dentro fra i 10 e i 15 minuti, il tempo necessario per fare tutto quello che volevano, e uscire con le tasche piene".

Vi sentite insicuri?

"Siamo di fronte a un problema strutturale, troppi spot elettorali, poca concretezza. Oltre a non esserci più un presidio del territorio. In zona prima c’erano tre caserme dei carabinieri, oggi si sono ridotte ad una, oltretutto chiusa la notte. Siamo in balia di queste bande. Fino a quando, a nostre spese, abbiamo pagato una guardia fissa per la notte tutto è stato tranquillo. Lo abbiamo fatto per venti anni, poi vuoi per il Covid vuoi per le spese aumentate, abbiamo dovuto rinunciare al suo servizio, ed eccoci così nelle mani della microcriminalità. E’ il quarto colpo in trenta anni, l’ultimo nel 2002".

Cosa si sente di dire dopo questa nottata da incubo?

"Abbiamo sulla coscienza 85 famiglie; le cose sono due: o lo Stato ci detassa le spese sostenute per la sicurezza a cui provvede da soli, o si mette in testa di offrire una tutela adeguata".

Gaia Papi