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Cronaca

"La mia Sanremo" Così il festival dietro le quinte

Romanelli cura in diretta l’uscita dei brani Woodwor "Dal Mengo ai tour di Pupo: siamo una squadra"

"La mia Sanremo" Così il festival dietro le quinte

di Alberto Pierini

AREZZO

Toglietegli tutto ma non toglietegli il suo mixer. Viaggiano di conserva da una settimana, la settimana più importante del mondo, almeno nel villaggio delle canzonette. "Da dieci anni faccio questa vita e mi piace molto". Marco Romanelli ha 32 anni ed è uno degli uomini Woodworm in missione per conto non di Dio, come i Blues Brothers, ma dei big. Aretino doc, la sua carriera scolastica è partita dalla Tricca del quartiere Giotto ed è arrivata a Saluzzo, nella scuola di alto perfezionamento musicale. E ora è a Sanremo, nell’ala dove i pezzi vengono lanciati nella diretta.

"Siamo dall’altra parte rispetto all’Ariston, ma guidiamo a distanza la messa in onda". E’ lì che con il suo mixer sovraintende a quello che sentiamo poi su Rai Uno. "Quest’anno il lavoro con i Colla Zio è iniziato da mesi, il percorso di Sanremo Giovani è lunghissimo". Mesi fino a ieri sera, l’ora della finale. Ma è una piramide fatta di professionisti, molti dei quali aretini. "Il mio compito è coordinare i tre fonici: uno segue l’orchestra, un altro le voci del coro e il terzo la band". E non finisce qui. "Oltre lor c’è un direttore musicale che con lo spartito del brano praticamente dirige insieme a me il brano finito".

Un incrocio a distanza, lavorano insieme quasi senza vedersi. Tasselli del mosaico Woodworm che da sei anni presidia senza perdere un colpo il Festival di Sanremo.

E quei corridoi che brulicano in tempo reale? "Abbiamo a disposizione solo tre prove e ognuna breve, di circa un quarto d’ora. L’ultima lunedì prima del Festival". Ma possibile che durante la settimana non si provi. "Sì, l’ultima spiaggia è quella del venerdì ma è riservata alle cover". Una ridda di emozioni concentrate in pochi minuti, nel cuore del festival della musica. Ma per lui è ormai un copione mandato a memoria.

"Nella serata di venerdì da una parte ero impegnato con il gruppo in concorso e la solita regia con il mixer. Poi mi sono dovuto trasferire in piazza Colombo, dove si esibiva sempre in diretta "La Rappresentante di Lista". E in quel caso dovevo essere fisicamente lì". Rappresentante che segue passo passo da anni in ogni concerto.

Prima di Saluzzo mi sono preparato e quella è l’unica, vera scuola del settore". Ma la palestra vera è stata quella di una tradizione musicale che parte da Arezzo Wave e arriva al Mengo e a Woodworm. "Purtroppo vista l’età non ho potuto avere l’esperienza anche di Arezzo Wave ma il canale è quello e vale per me e per tanti altri professionisti aretini".

Nel suo caso si è unito alla collaborazione con Pupo, determinante. " Posso dire di averlo seguito in tutti i tour in giro per il mondo". Compresa l’Ucraina, che purtroppo ora è un teatro devastante di guerra. "Credo di averla girata in lungo e in largo grazie ai concerti". L’incrocio con Woodworm gli ha cambiato la vita: e aperto l’esperienza sanremese. Che proprio ieri sera si è conclusa per la sesta volta.

Ma di aretini ce ne sono tanti: vado a braccio, Arturo Magnanensi, Francesco Checcacci, Paco Mengozzi, Marco Gallorini, Andrea Marmorini". Ma nel frullatore di Sanremo se qualche nome sfugge non è certo per colpa sua. E i big? "Fonici e tecnici del suono hanno percorsi diversi ma poi qui incontri chiunque e a volte neanche te ne accorgi". Ieri sera la festa aretina al Tahiti. "La prima dopo gli anni del Covid". E spegne il mixer: ma tenendolo sempre sotto controllo.