
di Sergio Rossi
Una lezione pagata a caro prezzo ma pur sempre una lezione. E’ stato il Covid ad assestarla al sistema sanitario che ha denunciato le sue carenze non solo per quanto riguarda terapia intensiva ma anche e soprattutto per pneumologia. E pure ad Arezzo, dove il reparto è diretto dal primario Raffaele Scala, l’importanza di questa branca è emersa a tutto tondo. Scala, oltretutto, ha firmato con altri colleghi, un illuminante articolo sulla prestigiosa rivista medica Critical Care. Ed è sempre lui a illustrarci lo stato dell’arte insieme agli insegnamenti lasciati in eredità dalla pandemia.
"La rete di pneumologia con le terapia intensive pneumologiche annesse - spiega Scala - era insufficiente già prima del Covid. Eppure è una rete essenziale per evitare la rapida saturazione delle terapie intensive, unico luogo dove vengono curati i pazienti più gravi che richiedono intubazione". E’ appunto in pneumologia che si situa la massima esperienza per il trattamento precoce di pazienti con insufficienza respiratoria grave, come successo col Covid. E’ qui che si può intervenire prima evitando ricoveri in rianimazione".
Non manca un’indicazione economica, elemento che non guasta poiché una diversa e più razionale distribuzione delle spese favorirebbe l’intero sistema. "Un giorno di degenza in Rianimazione - ricorda Scala - costa tre volte in più rispetto a 24 ore di ricovero in Pneumologia Utip". Non va dunque ripetuto l’errore di aver coinvolto inizialmente nella battaglia anti Covid solo rianimazione e malattie infettive. "Si pensava - spiega - che la ventilazione senza intubazione, potesse risultare dannosa. Al contrario l’ingresso in campo degli pneumologi è stato determinante, lo dimostra la riconversione di posti letto in aree a gestione prevalentemente pneumologica per attivare ventilazione non invasiva e impedire il ko delle Rianimazioni".
Ad Arezzo c’erano soli 4 posti letto in Utip "poi siamo saliti a poco meno di 70 - ricorda Scala - in gestione mista con malattie infettive ma con la ventilazione non invasiva coordinata e realizzata essenzialmente dagli pneumologi. La tecnica non può essere improvvisata, richiede competenza e lunga esperienza. E se applicata non correttamente puo essere dannosa".
Notevoli i risultati ad Arezzo: nei due terzi dei casi sono stati evitati intubazione e terapia intensiva, senza contare l’impiego su pazienti Rsa. Il risultato? Nessuna saturazione in rianimazione: nella punta della pandemia solo un posto letto in più.