REDAZIONE AREZZO

La febbre delle foto d'epoca: domani la settima immagine gratis con il giornale

I negozi sul'asse del passeggio, le bandiere, un gruppo di ragazzini vestiti da Balilla nel Corso: è la foto di martedì. La quinta foto d'epoca; La quarta foto:operaie al lavoro; La terza foto: il dirigibile; La seconda foto: il campo militare; La terza carrellata; La seconda carrellata; La prima carrellata

La foto dei Balilla con il giornale

Arezzo, 14 maggio 2016 - Una prima immagine della settimana che ci aspetta: altre tre foto d'epoca, tasselli della collezione sulle foto d'epoca. Il passaggio di scatto dei balilla nel Corso, tra le quinte della strada del passeggio. Domani, martedì, in regalo con La Nazione.

Pareva la fine di una carneficina, quel 4 novembre in cui anche Arezzo celebrò la vittoria nella Grande Guerra con un grande comizio in piazza Umberto (attuale piazza San Francesco), era solo l’inizio di un altro incubo, quello di un drammatico dopoguerra di instabilità politica, conflittualità sociale, quasi guerra civile.

Gli storici lo dividono per convenzione in due periodi: il biennio rosso del 1919-20 e il biennio nero del 1921-22, fino all’avvento del fascismo e alla Marcia su Roma, fino alla presa del potere di un movimento sì eversivo ma che in qualche modo rappresentava il nuovo mondo uscito dalla fornace del conflitto.

Come i combattenti che nella foto in regalo oggi con La Nazione sono colti nel corso di un’assemblea dei primi anni ’20 all’interno del vecchio Politeama di legno.

Ma la mobilitazione dei reduci non è immediata, la fine della guerra invece incendia quasi subito la conflittualità sociale in fabbrica e nelle campagne. Nella foto 1 è ripresa un’immagine di battitura del grano dell’estate 1919, il momento di più alta tensione del sistema mezzadrile. I contadini, organizzati dalle leghe rosse, scioperano e strappano un nuovo patto colonico assai più vantaggioso.

Dopoguerra 1

Succede lo stesso al Fabbricone (foto 2), dove fra 1919 e 1920 lo scontro sociale è endemico e vede inizialmente il prevalere degli operai, che insieme ai mezzadri sono il motore degli straordinari successi ottenuti da un partito socialista massimalista e rivoluzionario. La parola d’ordine è «Fare come in Russia», ma l’ondata rifluisce nel 1920. I dipendenti della Sacfem vengono duramente battuti nell’ennesimo sciopero, nelle campagne alla fine dell’anno comincia a farsi sentire lo squadrismo fascista, espressione delle classi medie agrarie. Il fascismo dilaga dal febbraio 1921.

Dopoguerra 2

Marzo e aprile sono due mesi terribili, in cui le camicie nere travolgono il movimento socialista e diventano padroni della provincia, con episodi di vera e propria guerra civile, ad Arezzo, a Castelnuovo, a Renzino di Foiano. Il 4 novembre (foto 3) viene celebrato in un clima di normalizzazione.

Dopoguerra 3

E’ anche il giorno in cui passa da Arezzo il treno con la salma del Milite Ignoto (foto 4). Il fascismo è ormai egemone, la politica si fa da parte.

Dopoguerra 4

Si comincia a pensare all’ampliamento della città: nella foto 5 via Petrarca in costruzione.

Dopoguerra 5

Nel 1924 arriva ad Arezzo il principe ereditario Umberto: la foto 6 lo coglie in via Guido Monaco. Al posto del garage ora c’è il Bar Gallini.

Dopoguerra 6

Intanto si lavora al monumento al Petrarca (foto 7) del Prato, che sarà inaugurato nel 1928 alla presenza di Re Vittorio Emanuele III.

Dopoguerra 7

di Salvatore Mannino