La bolletta triplica: frutta e verdura, è caro frigo

Impennata di costi per le aziende nel mercato dell’energia. Le difficoltà economiche di chi usa le celle per conservare i prodotti

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di Lucia Bigozzi

"Non so come fare, so solo che i costi dell’energia elettrica in un anno sono triplicati e ora le mie mele devo raccoglierle, portarle nelle celle frigo per poterle vendere tutto l’anno, non posso buttarle via".

Andrea Martini guida un’azienda agricola ad Alberoro e condivide con gli altri imprenditori del distretto frutta in Valdichiana - il più importante del centro-Italia - il fardello dei rincari che proprio in questi giorni, si arricchisce di una nuova voce: l’impennata dei prezzi dell’energetica scattata a luglio e in arrivo con la bolletta di settembre. Sono centinaia le imprese aretine del comparto orto-fruta che dovranno farci i conti, specie quelle che utilizzano le celle frigorifere per conservare i prodotti appena raccolti. Sono "dispense" tecnologicamente sofisticate che custodiscono inalterata la qualità di frutta e verdura e consentono la commercializzazione ell’arco di otto mesi-un anno, per soddisfare le richieste del mercato (grossisti e grande distribuzione).

Eppure sono macchine altamente energivore e la nuova mazzata rischia di mettere in ginocchio una produzione che rappresenta una fetta importante del Pil locale. La maggiorparte delle aziende comprano energia elettrica sul mercato libero ma se un anno fa il costo medio era di 50-60’ euro a megawattore, durante l’inverno è salito a 150 euro e a luglio è "decollato" a 450 euro a megawattore. Numeri che declinati nell’azienda di Martini - 18 ettari dove produce gala, golden e stayman - significano che "da 0,06 centesimi a kilowatytore a 0,48 di oggi. In altre parole, se dodici mesi fa il costo della bolletta era di 4mila euro al mese, ora è arrivato a 12-13mila. Come è possibile andare avanti così?". In questi giorni Martini sta raccogliendo la mela gala, la prima di stagione, e ogni cassetta finisce nelle celle frigo: "Ho fatto un calcolo previsionale dopo i rincari di luglio e rischio di andare a pagare alqualcosa come circa 90mila euro contro i 35mila del 2021". Al danno la beffa perchè gli imprenditori agricoli aretini non possono rischiare di perdere il raccolto dopo aver investito per produrlo; tantomeno possono caricare i loro costi sul prezzo della frutta, "mica posso chiedere 10 euro per una mela!" sbotta Martini. Tanto più che quest’anno la produzione di gala è abbondante e dunque il costo non ha oscillazioni pesanti sul carrello della spesa. Marini non ha risposte su come affrontare la bolletta di settembre salvaguardando il raccolto e la vendita su cui si regge azienda e famiglia.

Una situazione "esplosiva" che alla ripresa dell’autunno potrebbe avere effetti devastanti sulla sopravvivenza delle piccole e medie imprese. "In queste condizioni non conviene produrre", si lamenta Martini che tuttavia, è dentro un meccanismo dal quale non può tirarsi fuori: "Le celle frigo hanno bisogno di energia elettrica; io per vendere le mie mele ho bisogno delle celle frigo, da qui non si scappa". Conclusione (amara): "Se devo perdere 100 o 50, preferisco la seconda opzione, ma credo che con questi rincari, sarà un autunno molto duro, per tutti".