Kilowatt ai Giardini di Piero: caso archiviato

La denuncia di un cittadino aveva portato alla chiusura del dopo festival. La sentenza del Tribunale di Arezzo dà ragione agli organizzatori

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di Claudio Roselli

Archiviata la vicenda che nell’estate dello scorso anno (eravamo in luglio) aveva portato alla chiusura delle serate di Kilowatt Festival al Giardino di Piero della Francesca, dove era stato allestito anche un punto di ristoro. Come si ricorderà, i carabinieri forestali avevano rilevato l’assenza di autorizzazione formale da parte della Soprintendenza per l’utilizzo dello stesso giardino, in quanto luogo sottoposto a tutela. Ebbene, la Procura della Repubblica aretina ha ritenuto di "particolare tenuità" le supposte infrazioni alla legge che aveva denunciato un privato cittadini residente nella zona. Risultano di conseguenza archiviate, pertanto, le posizioni della presidente dell’Associazione CapoTraveKilowatt, del direttore artistico Luca Ricci, del direttore organizzativo Alessandro Marini, nonché dell’ex sindaco biturgense Mauro Cornioli, anch’egli denunciato. Nell’atto che archivia l’intera vicenda, si precisa che "le opere realizzate in assenza di titolo autorizzativo previsto dalla normativa (autorizzazione del Soprintendente) appaiono di modeste dimensioni e non risultano elementi da cui desumere un pregiudizio significativo e rilevante al contesto storicoculturale circostante, che non sono stati effettuati movimenti di terreno o altri interventi che hanno modificato lo stato del bene tutelato, e che sarebbero rimaste sul posto per i soli giorni di durata del festival".

"Una parentesi che per noi si chiude nel migliore dei modi – hanno dichiarato a nome di CapoTraveKilowatt i direttori Lucia Franchi e Luca Ricci – perché siamo stati vittima del malanimo di un singolo cittadino e dell’eccesso di zelo di qualche rappresentante delle forze dell’ordine. In una situazione del genere, si sarebbero potute e dovute cercare delle forme di conciliazione al fine di salvaguardare il bene più prezioso messo a rischio: questo non era l’ordine pubblico, contro cui non portavamo alcun attacco, bensì la realizzazione dell’attività culturale in corso, che invece è stata costretta a interrompersi, malgrado Unione Europea, Ministero della Cultura, Regione Toscana e Comune di Sansepolcro vi avessero investito investendo soldi dei cittadini, riconoscendone l’alto valore culturale. In nome di supposti reati che il Tribunale stesso definisce di particolare tenuità, si è arrecato un grave danno alla nostra organizzazione, agli artisti provenienti da tutta Italia e dall’Europa che hanno dovuto annullare le loro esibizioni, alle strutture ricettive che lavoravano in quell’area e al pubblico".