SALVATORE MANNINO
Cronaca

"Infettato, ora mi butto di sotto" Novantenne salvato dai carabinieri

Lo hanno placcato mentre già si stava sporgendo pericolosamente dal terrazzo all’ultimo piano di un condominio della zona Giotto. Il coraggio e la pazienza di una pattuglia del radiomobile

di Salvatore Mannino

E’ la settimana dei novantenni, quelli che si separano per ricominciare con un’altra donna e quelli che invece pensano di uccidersi perchè sono stati infettati dal Covid. E a quell’età il virus è davvero una brutta bestia, almeno per la paura che ti mette addosso. Ne sa qualcosa l’anziano che è stato salvato in extremis dai carabinieri mentre già si stava sporgendo dal terrazzo condominiale di un palazzo della zona Giotto. Lo hanno placcato prima che buttasse di sotto e chissà se è il lieto fine di una brutta storia dei tempi della pandemia.

E’ successo nel pomeriggio di ieri in via Teofilo Torri. Protagonista un "ragazzo" del ’29, come a dire uno che i novanta li ha già varcati da un pezzo. Quando ha saputo che era risultato positivo al Covid non ha retto alla tensione e si è arrampicato fino al balcone che fa da tetto del condominio, con la voglia di farla finita per evitare che il virus la facesse finita con lui, anche se, per quanto risulta, le sue condizioni non erano tali da far temere un pericolo di vita. Ma si sa come va: la malattia che è il terrore di tutti noi, la prospettiva di vedersi rinchiuso in un ospedale, il rischio della solitudine dentro una stanza del San Donato, dove sai quando entri ma non quando esci e neppure se ti rimane lo spazio per tenere un minimo di contatto con i familiari e la vita reale.

Ecco, tutto questo deve essere balenato nella mente dell’ultranovantenne mentre si sporgeva pericolosamente oltre la balaustra. Qualcuno l’ha notato, in breve si è radunata una piccola folla, finchè non è partita la telefonata ai carabinieri. In servizio c’era la pattuglia formata dal vicebrigadiere Vito Abbate e dall’appuntato scelto Giuseppe Critelli, che hanno diretto la loro auto su via Teofilo Torri.

Salire su, fino all’ultimo piano, è stata questione di pochi minuti, il peggio è venuto dopo, quando si è trattato di trattenere l’anziano da un gesto senza ritorno. I due carabinieri gli hanno parlato, gli hanno chiesto cosa fosse successo, si sono trasformati in confessori che ricevevano il racconto della scoperta del Covid, della paura, della tentazione di chiudere la partita con un volo che si trasformasse nel "manto della grande consolatrice", come canta Guccini della morte nella "Locomotiva".

Intanto, però, Abbate e Critelli stavano guardando da vicino il pensionato e quando lui per un attimo ha dato l’idea di essere distratto dal colloquio, gli sono saltati addosso, come si fa con un giocatore di rugby di cui si vuole evitare la meta. Fine della storia, anche se la cronaca non spiega se il salvato abbia ringraziato i suoi salvatori per avergli regalato quello spicchio di vita che ancora gli resta.

Un finale da film di Hollywood,. E anche un altro pezzo di quel grande puzzle che si chiama pandemia. Sulla quale si sono intrecciate decine, anzi centinaia di storie. Di paura e di speranza. Ma nessuno finora aveva minacciato di uccidersi perchè infettato. Non è la fine del mondo, forse lo ha capito anche il nostro novantenne.