REDAZIONE AREZZO

Incidenti, gli snodi bollenti: San Marco il punto più critico, la mappa del rischio

Un quadro alla luce di dieci mesi di cronaca.Viale Michelangelo ha il top di investimenti, l'asse "nero" dal Mazzi a Olmo, si allenta l'allarme su via Fiorentina

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Arezzo, 8 febbraio 2017 - L'asfalto brucia: ma non dappertutto allo stesso modo. I dati della polizia municipale sul 2016 avevano suonato, ricorderete, il campanello d’allarme: mai tanti incidenti gravi nel comune, mai tanti morti. Ma quali sono i punti davvero critici, quelli nei quali se possibile moltiplicare le attenzioni? Per capirlo, sia pur senza pretese di esattezza scientifica, abbiamo esaminato gli incidenti di un certo rilievo avvenuti da giugno a oggi.

Un panel di circa 50 episodi, tutti con conseguenze di un certo rilievo. Non solo quelli fatali, perché poi a fare la differenza tra la vita e la morte spesso sono dettagli difficili da registrare. Risultato? Lo snodo più critico della città è quello che dalla 73 devia verso San Marco La Sella: una svolta faticosa, il flusso continuo delle auto che arrivano dal nodo di Olmo si incrocia male con chi ha bisogno di dirigersi verso l’ex Cadla.

Un errore di misura e lo schianto è dietro l’angolo. Il 10% degli incidenti si è giocato proprio in quel tratto. Ma in realtà è tutto l’asse dalMazzi a Olmo ad essere decisamente «bollente». Con punte proprio a Ripa, lì dove la 71 costeggia il centro commerciale, ma anche all’altezza del sottopasso di via Leonardo da Vinci.

La rotatoria di certo ha contribuito ad alleggerire i rischi dello snodo, che prima erano ancora peggiori. Però è tutta un’area che soffre sul piano della sicurezza stradale. Non solo nella direzione di Olmo ma anche in quella di San Zeno, teatro di altri tre incidenti. Più c’è quel brandello di Due Mari che collega San Zeno a Monte San Savino. Lì i rischi sono diversi, non quelli di una zona ad alta densità di traffico urbano ma di una superstrada che mostra tutti i suoi paurosi limiti.

La statistica di questi mesi indica l’uscita di Alberoro come la più bersagliata dagli incidenti: ma nei fatti la velocità condita con le magagne dell’asse crea un cocktail avvelenato, anche sulle conseguenze di chi ci resta impigliato. Il resto del quadro? Le strade a maggior rischio di investimenti sono i viali interni: via Mecenate, via Michelangelo e via Pier della Francesca. In particolare in questi mesi via Michelangelo.

Gli attraversamenti pedonali ci sono ma non tutti ne fanno uso: e non tutte le macchine in arrivo li rispettano, e il traffico costante fa il resto. Tra gli investimenti c’è stato il debutto amaro di piazza Giotto, quasi mai in passato palcoscenico di investimenti gravi e addirittura mortali. Altre due le indicazioni chiare. Una è una buona notizia: la tregua con via Fiorentina e con il raccordo.

Restano due zone critiche ma soprattutto nel primo caso gli interventi sulla velocità e un miglioramento dell’illuminazione sembrano aver aumentato la soglia di sicurezza. L’altra è il rapporto un po’ «creativo» che continuiamo ad avere con le rotatorie: dall’ospedale alla multisala, da via del Rossellino a via dei Carabinieri, sono tanti gli schianti nel disegnare con il compasso gli svincoli ormai diffusissimi.

Un dato che fa il paio, lo avevamo verificato pochi mesi fa, con gli errori alla guida che fioccano in quei tratti. Ultimo anello? I viali di accesso, un’altra zona critica. Nell’amara hit-parade di questi mesi la strada più falcidiata è via Romana. Lì l’asfalto brucia un po’ di più: e il rischio di scottarsi decisamente alto.