LUCIA BIGOZZI
Cronaca

Inchiodati alla terza corsia fantasma "Progetto fermo, qui l’imbuto d’Italia"

Cardinali, consulente di Confindustria: "Nel tratto aretino la soluzione è del 1986: così siamo in trappola"

Inchiodati alla terza corsia fantasma. "Progetto fermo, qui l’imbuto d’Italia"
Inchiodati alla terza corsia fantasma. "Progetto fermo, qui l’imbuto d’Italia"

Arezzo, 16 luglio 2023 – L’incubo Autosole è un imbuto che corre ai fianchi della città. Un lungo tratto d’asfalto, negli anni diventato vera e propria strettoia: basta un incidente o semplicemente la perdita del carico da un tir e l’Italia è spaccata in due, come una mela. L’ultimo episodio l’altroieri, coinvolti due camion. Risultato: undici chilometri di coda e ore per "liberare" il traffico. È un problema di cui si parla da decenni e si ripresenta con la puntualità di un orologio svizzero; in particolare nei periodi in cui in A1 si muovono flussi consistenti di veicoli, come accade adesso, alla vigilia di esodi da bollino rosso. Ma c’è un nodo in più a ingarbugliare la matassa. "I lavori della terza corsia che procedono da nord verso il tratto aretino dell’Autosole e da sud verso la stessa porzione di infrastruttura. L’effetto è stringere in una morsa le corsie che sfiorano la città, imprigionando gli automobilisti in caso di incidente", osserva Giovanni Cardinali, ex ingegnere capo della Provicia e consulente di Confindustria Toscana Sud per le infrastrutture strategiche. Conosce l’autostrada come le sue tasche per averla studiata nella sua evoluzione rispetto alle esigenze di miglioramenti lungo il tratto aretino, in sinergia con l’allora Società Autostrade, oggi Autostrade per l’Itala (Aspi, l’acronimo).

Ingegner Cardinali a quando la terza corsia anche nel tratto aretino?

"Occorre ricordare che nel 1986 la Società presentò a Regioni ed enti locali un progetto di terza corsia firmato da Spea (società di ingegneria) per l’intero tratto da Firenze a Roma. Nell’archivio della Provincia è presente tuttora il progetto di fattibilità completo di Studio di Impatto Ambientale (da non confondere con gli elaborati richiesti per la VIA)".

Con quale sviluppo?

"Al progetto seguì un protocollo di intesa tra Provincia e Comuni con Autostrade che, nel tratto a sud dei caselli di Incisa e del Valdarno fino a Monte San Savino, si sarebbe fatta carico degli investimenti per la ricucitura della viabilità di fondovalle, a compensazione dell’intervento sull’asta principale; anche per rimediare alle anomalie generate dalla realizzazione degli anni Sessanta, ad esempio l’assenza di raccordo con la viabilità statale per il casello Valdarno.

Come è andata a finire?

"Nel giugno 1988 il consiglio provinciale approvò il “protocollo di intesa per l’ammodernamento della viabilità statale, autostradale, provinciale e comunale nel Valdarno aretino e fiorentino“, sulla base di una proposta presentata alla Regione che vincolava l’autorizzazione alla costruzione della terza corsia a determinate condizioni. Il protocollo, firmato il 10 ottobre 1988, poneva gli enti territoriali in una posizione favorevole alla costruzione della terza corsia alla condizione di garantire un riassetto di tutta la viabilità di fondovalle. In seguito, il progetto di terza corsia autostradale fu abbandonato. Riprese negli anni successivi per il tratto da Roma Settebagni verso nord, con le convenzioni Mit-Aspi degli anni Novanta".

Quindi ancora tutto in stand by?

"Sì e nel frattempo sono passati 37 anni. La mancata realizzazione di quell’accordo, comporta i problemi di oggi: un collo di bottiglia tra Arezzo e Monte San Savino. Fenomeno in qualche modo accentuato dai lavori per la terza corsia autostradale tra Firenze Sud e il Valdarno e, da sud, per gli interventi della terza corsia tra Roma nord e Orte. Il paradosso è che negli anni Sessanta, per costruire l’Autostrada del Sole furono impiegati otto anni...".