
In soccorso della memoria. Le mosse di Mister Prada. La Capannaccia rinasce ad aprile
Era nato in cima a piazza Grande, nel 1946, quando le macerie della guerra erano ancora una memoria fresca, una ferita aperta. Oggi quella piazza, la prende in braccio e con lei tutti i luoghi della sua infanzia. Li cura e li salva dal declino, uno dopo l’altro. La parabola di Patrizio Bertelli, quel ragazzo di piazza Grande e Colcitrone, diventato manager di successo, comincia a a trasformarsi in una favola dei nostri tempi, una favola tutta aretina. Perchè dal suo intervento passerà anche la salvezza della Pieve. Lui, per anni "Mister Prada", ora concentra tutti i salvataggi della terra dove ha ben piantate le sue radici, intorno a "Peschiera Srl", la società che si occupa degli affari locali, a braccetto con l’amico di sempre, l’avvocato Giovanni Gatteschi. All’ombra della Pieve Bertelli è cresciuto, da quel 1946 della nascita fino a quando le attività imprenditoriali non lo hanno portato lontano, in giro per il mondo. Ma quella piazza, con il mattonato in pendenza, resta casa sua., insieme al centro storico sul quale da un paio di anni punta i suoi fari. E lo fa disegnando una rete fitta di passaggi e molto chiara: un pò sullo schema di quel gioco gioco della Settimana Enigmistica che invita a unire i punti e a scoprire l’immagina nascosta. In questo caso, un debito di riconoscenza, forse prima di tutto con se stesso e con la sua memoria. Uno slancio, autentico, verso la città che oggi porta i suoi frutti. L’ultimo esempio? La Pieve, certo, ma anche il ristorante La Capannaccia. Bertelli lo sorvolava con l’elicottero che lo riportava ad Arezzo da Milano o dal quartier generale di Prada, in Valdarno. Era il suo punto di riferimento a tavola, forse perchè pure lì ritrovava i piatti della memoria.
A dicembre ha acquisito la proprietà affidando la gestione alla stessa famiglia che nel tempo lo aveva reso famoso, gli Ottaviani. "Riapriremo ai primi di aprile", rispondono dal locale: il telefono non suona a vuoto, segno che sono lì al lavoro per rispettare il calendario della riapertura. Subito dopo Pasqua, il 6 aprile, lo stesso della Fiera potrebbe essere il primo sabato di apertura. E di nuovo, l’evento coinciderebbe con il compleanno di Bertelli. Come era successo per la Buca di San Francesco, riaperta il 6 aprile di un anno fa, per i suoi 77 anni. "Il mio compleanno non c’entra", borbottò quel giorno uscendo dal locale in via di ristrutturazione. Ma alla fine, segna un’altra traccia del suo cammino che entro l’anno attende il sigillo più importante: la riapertura del Caffè dei Costanti. Il bar storico, rilevato per un milione e seicento mila euro, e riempiendo l’altro grande vuoto di piazza San Francesco. E pure lì, l’operazione di Bertelli, di fatto ricuce la trama della memoria e ricongiunge i passi della sua infanzia che il manager difende con le unghie e i denti. La prima mossa l’aveva fatta anni fa, destinando una bella cifra per il recupero della Fortezza e in particolare dell’antica chiesa di San Donato in Cremona.
La ciliegina l’aveva calata perfino su piazza San Jacopo, nella primavera di un anno fa, rilevando l’edicola di Piero Scartoni, quella dei giornali comprati forse non da bambino come quando si affacciava alla Pieve ma da giovanotto sì. E ancora nei suoi mille passaggi aretini. Unendo i punti si disegna il percorso e in questo schema, si potrebbe perfino tentare di immaginare quale potrebbe essere il prossimo passo, sulle orme del bambino di allora, tra le pietre di piazza Grande.
Lucia Bigozzi