Il Polifonico racconta la sua storia al mondo I 70 anni festeggiati con il debutto in Fortezza

Il libro di Alfredo Grandini ripercorre le varie tappe della gara tra cori dedicata a Guido Monaco. La scommessa della nuova location

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di Claudio

Santori

Si stanno scaldando i motori, pardon le ugole per il settantesimo concorso Polifonico internazionale che avrà luogo, nel nome di Guido d’Arezzo, dal 24 al 27 agosto, nonché per il trentanovesimo Concorso nazionale del 5 e 6 novembre. Ce ne parla con vivo entusiasmo il maestro Luigi Marzola, nuovo direttore artistico della manifestazione.

"Questa settantesima edizione -spiega- vedrà per la prima volta i cori spostarsi nel suggestivo ambiente della Fortezza Medicea dove sarà ospitato il Festival di Musica Popolare con un omaggio ai Beatles per il quale sono state predisposte trascrizioni originali di particolare efficacia. È la prima volta che si organizza una serata interamente dedicata a tappeto a musiche ormai epocali e pienamente rappresentative di un gusto, di un modo di sentire la musica, e di una temperie culturale internazionale. Sempre in Fortezza si esibiranno in apertura del concorso il Coro Multietnico e, in chiusura, il Coro Giovanile Italiano diretto da Petra Grassi e Davide Benetti". Naturalmente, a parte le esibizioni dei cori iscritti nelle varie sezioni (al momento non è ancora completo il numero definitivo) saranno mantenuti i tradizionali punti di forza del concorso: concerti collaterali e un importante convegno.

Ad aprire la kermesse vocale sarà un concerto degli studenti del Corso di Direzione di coro della Fondazione in conclusione di due giorni di studio col maestro Grün, cui farà seguito un concerto di musiche di Franchino Gaffurio da parte dell’Ensemble Vocale Odhecaton, uno dei più apprezzati complessi a livello internazionale per un’esecuzione innovativa della musica rinascimentale. Il concorso sarà infatti dedicato a questo importante compositore rinascimentale del quale ricorre il 500° anniversario della morte (Lodi 1451-Milano 1522) e che fu per quarant’anni maestro di cappella del Duomo di Milano, dove dette prova non solo della sua dottrina musicale, ma anche della sua cultura umanistica. Più che come compositore infatti Gaffurio ha un posto di assoluto rilievo nella storia della musica come teorico, con i suoi tre trattati (Theorica musicae, 1492; Practica musicae, 1496 e De harmonia musicorum instrumentorum opus, 1518), con i quali volle andare alle radici della musica del suo tempo, cercando di armonizzare le teorie degli antichi greci con le innovazioni di Guido d’Arezzo. Fu amico di Leonardo da Vinci ed è con ogni probabilità il personaggio rappresentato nel Ritratto di Musico della Pinacoteca Ambrosiana di Milano.

Ma questa settantesima edizione del concorso vedrà anche un’altra importante novità che non mancherà di interessare tanto gli addetti ai lavori quanto gli interessati alle vicende culturali cittadine. È infatti appena uscito, fresco di stampa, un volume a cura della Fondazione, che colma una lacuna: la storia del Polifonico redatta da Alfredo Grandini. Si tratta di un corposo saggio che nasce dall’impegno decennale da parte dell’autore come asse portante dell’organizzazione generale del concorso, ruolo attualmente recuperato grazie alla vice presidenza della Fondazione Guido d’Arezzo. Alfredo infatti non si è limitato alla ricerca d’archivio (che chiunque avrebbe potuto fare!), ma ha offerto la testimonianza di una passione profonda e di una competenza verificate sul campo. Solo un artista che si è esibito per decenni in teatri, chiese e sale da concerto, in Italia e fuori, poteva rendere viva e pulsante una materia di per se stessa potenzialmente arida e a rischio di risultare mera compilazione. Viva e pulsante, e anche realmente istruttiva, perché il lavoro travalica l’andamento annalistico -pur esauriente, anzi esaustivo- per farsi sintetico, ma efficace trattato di storia della polifonia,

Indicazione di stili e di tendenze e finalmente analisi di repertori polifonici e corali nostrani e foresti. Quanto pubblicato è una piccola, seppure fondamentale parte della storia. Mi auguro che presto veda la luce il resto: insieme con l’indagine musicologica che è anche una fascinosa storia sui generis della città di Guido, della sua ospitalità, versatilità ed apertura socio-culturale.