Salvatore Mannino
Cronaca

Il peso del Pionta: l'università aretina vale il 10% dell'intero ateneo

Gli iscritti sono 1600 per 4 corsi di laurea breve o magistrale. Altre 6 specializzazioni in area medica, economica e giuridica

università arezzo

Arezzo, 24 maggio 2021 - Non è esattamente un ramo secco quello che presto potrebbe trovarsi senza un dipartimento universitario di riferimento. Il campus del Pionta, con i suoi 1600 iscritti, vale più o meno il 10 per cento dell’intero ateneo (17 mila studenti) di Siena dal quale dipende. E in più ci sono i ragazzi dei corsi di laurea che già adesso non dipendevano dal dipartimento erede della vecchia facoltà di lettere, in precedenza facoltà di magistero, quel moncone di istruzione ad alto livello che la città e la sua classe dirigente hanno a lungo stentato a comprendere e col quale hanno più spesso convissuto di malavoglia piuttosto che interagito.

Andiamo per ordine, allora, dal dipartimento che ha a marzo deliberato il proprio autoscioglimento (che deve essere validato dal consiglio d’amministrazione dell’unversità sentito il senato accademico, vale a dire tutti i direttori di dipartimento, gli antichi presidi di facoltà) originano quattro corsi di laurea, due primari e due magistrali: sono quelli di lingue e di scienze dell’educazione (lauree triennali) e di scienze per la formazione nonchè storia e filosofia (i quinquennali o magistrali che dir si voglia).

Sono appunto quelli che derivano dalla trasformazione della ex facoltà di lettere in dipartimento e lì si concentra il grosso degli studenti, quei 1600 di cui si diceva sopra, con lingue che fa la parte del leone. Sono il cuore del campus del Pionta, uno dei più all’americana che esistano in Italia, con spazio e verde all’interno dell’ex ospedale psichiatrico.

Ci sono poi i tre corsi di laurea di area medica: infermieristica, fisioterapia e tecnica di laboratorio, che preparano alle professioni paramediche. Da lì non escono laureati in medicina ma molte delle altre figure che poi entrano negli ospedali o comunque nell’area sanitaria.

Infine, ci sono altri tre corsi di laurea che a suo tempo sono stati fortemente voluti, ma che dipendono da dipartimenti specifici dell’ateneo madre senese: economia e commercio, scienze bancarie e scienze giuridiche, quest’ultimo con sede autonoma negli spazi dell’ex caserma Cadorna.

In totale sono dieci corsi che danno adito alla laurea breve o a quella magistrale. Il rettore Luigi Frati, in un’intervista a La Nazione dopo l’allarme lanciato dai sindacati, assicura di voler istituire una figura di suo delegato che li rappresenti tutti, ma intanto restano privi anche dell’ombrello che era il dipartimento, un’assicurazione sulla vita rispetto agli alti e bassi di un’università di grande prestigio come è quella di Siena (molti corsi, fra cui quelli del Pionta, figurano ai primi posti nazionali nelle classifiche annuali del Censis) ma anche vittima in tempi recenti di crisi finanziarie e anche di qualche scandalo.

Un mondo che adesso è in cerca di tutela. Non c’è nessun rischio immediato che l’ateneo senese batta in ritirata, ma la lunga durata è sempre difficile da prevedere. C’è nella classe dirigente aretina, politica ed economica, qualcuno che ha finalmente voglia di battere un colpo?