di Sonia Fardelli
Il paese di Moggiona si ripopola per la Festa del fungo porcino. I residenti della piccola località vicino a Camaldoni sono in tutto 60, ma nel periodo della festa in paese ci sono oltre 300 persone, tutte indaffarate a preparare e servire specialità a base di funghi. Una festa che va avanti da ben quarant’anni e che ogni anno a cavallo del ferragosto fa il sold out. Tanto che negli ultimi anni è stata allungata, da due a tre giorni. Il 14, 15 e 16 agosto si può pranzare e cenare a Moggiona. In media ogni anno vengono fatti 6mila coperti. Un vero record per un paesino così piccolo.
"Tutto è nato in occasione dei 600 anni dal primo statuto di Moggiona - dice Vinicio Piombini presidente della Pro Loco e tra i fondatori della festa - cercavamo qualcosa per onorare l’anniversario e con un gruppo di amici abbiamo creato la Festa del fungo. Da allora non abbiamo mai smesso ed è stato sempre un grande successo. Vengono tanti turisti in vacanza in Casentino, ma anche gente da Arezzo, Firenze e dalla vicina Romagna solo per gustare le nostre specialità".
Eccellenze che preparano le donne del paese. Alcune da tantissimi anni.
Enrica Matassini da oltre trenta sta in cucina sfornando nei tre giorni migliaia di pietanze a base di porcino.
"Ho iniziato oltre trent’anni fa - racconta - insieme a mio marito che è originario del Casentino. A quel tempo noi vivevamo a Firenze, ma ogni estate si tornava a Moggiona a dare una mano per la festa. Adesso che mio marito è andato in pensione siamo sempre qui in Casentino e continuiamo a preparare piatti a base di funghi. Tra i più richiesti la polenta che viene girata ancora a mano nel paiolo e con farine macinate nei mulini del Casentino. Poi porcini fritti, zuppa di funghi fatta da noi cuoche e tante altre specialità".
In tre giorni vengono consumati 20 quintali di porcini e 100 chili di farina di mais, oltre a tanta carne e pasta. E tutto rigorosamente preparato dalle donne e dagli uomini di Moggiona, molti dei quali tornano apposta dalle città dove vivono e lavorano per rimboccarsi le maniche per questo evento.
"Non abbiamo mai voluto chiamarla sagra - dice Patrizio Alberti segretario della Pro Loco e anche lui tra i primi attivisti - perché per noi è una festa. La festa di chi viene qui a mangiare, ma anche la festa di tutti noi che qui lavoriamo. Per noi è soprattutto l’occasione per ritrovare i vecchi amici. Per stare insieme ed insieme preparare questo evento. Siamo già qui negli stand e nella cucina a rimboccarci le maniche. Le cose da fare sono tantissime, anche solo lavare il prezzemolo che servirà per i tre giorni".
Moggiona ha già aperto le sue porte ai tanti turisti, ma anche a chi qui è nato ed ha vissuto. E non vuol più staccare questo legame profondo con la sua terra.