
Pietro Alberti
Arezzo, 23 luglio 2015 - Rieccolo. Riecco il Moschettiere Pietro Alberti protagonista della cronaca con una nuova condanna, stavolta per violenza sessuale. Una brutta storia nel quale quello che fu uno dei protagonisti di Variantopoli ha sempre negato le accuse che gli rivolgeva la sua commessa, cioè di averla palpeggiata nel bar al Corso (lo Juvex che nel frattempo ha di nuovo cambiato nome e gestione) di cui era stato titolare nel periodo successivo al suo coinvolgimento nell'inchiesta che sconvolse la politica aretina.
I giudici però non gli hanno creduto, anche se era la sua parola contro quella della giovane, senza testimoni oculari. Perciò lo hanno condannato, sia pure a una pena inferiore rispetto a quella richiesta dal Pm Julia Maggiore, che di anni ne aveva chiesti tre. L'episodio è stato invece derubricato a caso di lieve entità e la condanna parametrata di conseguenza. Pietro Alberti ha comunque annunciato appello.
E ora rischia il carcere se la sentenza di condanna passerà in giudicato.La sentenza non è infatti di poco conto. Per la vicenda Variantopoli, Alberti fu condannato a sei anni e 11 mesi in primo grado, pena poi ridotta di un anno in appello che il moschettiere decise di scontare parzialmente (rinunciando al ricorso in cassazione) in quanto tre anni erano coperti dall’indulto. Lui sperava di ottenere l’affido in prova ai servizi sociali ma il giudice di sorveglianza gli ha imposto invece gli arresti domiciliari, dai quali sarà libero a settembre.
Se però la sentenza di condanna dovesse passare in giudicato, Alberti vedrebbe crollare l’indulto come un castello di carte, ritrovandosi dunque da scontare i tre anni che gli erano stati abbonati. In questo caso si andrebbero a sommare all’anno e 8 mesi dell’ultima condanna per un totale di pena di 4 anni e 8 mesi. E ciò significherebbe il carcere.
Il consigliere comunale dell'era Lucherini (era stato eletto nelle file di An) era uno dei tre membri della Cat, la commissione assetto del territorio, dal cui arresto deflagrò Variantopoli, il 7 dicembre 2005, quasi dieci anni fa. L'allora Gip Gianni Fruganti lo bollò insieme ad Alessandro Cipolleschi e Andrea Banchetti come moschettiere del mattone, riprendendo una definizione che gli stessi protagonisti avevano adoperato nelle telefonate intercettate. Scambiavano l'approvazione delle pratiche urbanistiche, le varianti appunto, con favori vari.