
di Gaia Papi
"Dio ha avuto bisogno di un muratore, e mio nonno è partito". Elio, avrebbe compiuto 94 anni il 22 aprile, invece lo ha portato via il Covid, "Pur avendo tre dosi di vaccino e nessuna patologia" racconta la nipote Lara Guerrini. Nonno Elio (nella foto), il giorno prima di essere ricoverato al San Donato, era nel suo amato orto a piantare le patate. Da sempre una roccia per la famiglia, amante del mare e del camper.
Il 20 marzo, in occasione del compleanno della figlia è stato il solo a brindare con la grappa. Uomini di altri tempi, con la scorza dura a cui fatica e dolore non facevano paura.
Ad averlo piegato un virus "moderno". Un giorno ha preso quello che sembrava essere un banale raffreddore, ma poi il tampone positivo ha iniziato a scrivere un’altra storia.
Due giorni dopo prende la febbre che sale a 38, ma per un’ora appena.
La Tachipirina poi fa il suo dovere e il nonno torna a star bene. Fino a 24 dopo, quando la saturazione ad un tratto si abbassa. Il medico di famiglia consiglia di andare all’ospedale.
"Chiamiamo l’ambulanza, nonno sale da solo senza nessuna fatica. E’ il 25 marzo, è l’ultima volta che lo vedrò a casa" racconta la nipote.
I medici del San Donato gli trovano un inizio di polmonite, gli mettono la mascherina per l’ossigeno, "Ma nonno la porta poco e peggiora. Il terzo giorno lo mettono sotto il casco. Mamma e zio intanto lo vanno a trovare, tre volte durante il suo ricovero. E quando lo trovano con il casco per la respirazione, lui cerca di tapparsi il naso perché preferiva morire piuttosto che sopportare quell’inferno".
Lui abituato a respirare a pieni polmoni nella sua campagna.
Nonno Elio non ha mai perso conoscenza. "Ma la tac ci dice che ha i polmoni pieni, che non c’è quindi più niente da fare". Invece, il giorno dopo migliora. "Abbiamo sperato che fosse la volta buona, che avesse superato quella brutta bestia e che a breve sarebbe tornato a casa tra le sue piante. Per tre giorni sta bene, la saturazione torna ad essere buona.
Sabato la figlia va nuovamente a trovarlo, "Voglio andare a casa, sto meglio nel mio orto" le ha detto.
Le giornate nel letto di un ospedale non passano mai, solo, lontano dai tuoi cari e dai tuoi interessi. Il giorno dopo, alle 15 le sue condizioni continuano a migliorare. I medici decidono di togliergli uno dei due flussi di ossigeno. "Tutto fa sperare per il meglio".
E invece, la notte, alle 3, la chiamata che la famiglia di nonno Elio non avrebbe mai voluto ricevere. "Nonno da giovane era muratore, mi ha sempre detto: il Signore ancora non ha bisogno delle mie braccia. Ora sarà lassù a lavorare".