Simone
De Fraja
Viene spesso fatta confusione tra i Cavalieri Templari, più correttamente “Poveri compagni d’armi di Cristo e del tempio di Salomone”, e gli “Ospitalieri di San Giovanni di Gerusalemme”, o semplicemente Giovanniti o Gerosolimitani ma dal 1309 detti Cavalieri di Rodi e dopo il 1530, Cavalieri di Malta. Eppure seguendo i principi dell’araldica e della Regola, nel periodo di maggior loro prosperità, i primi avrebbero indossato tuniche bianche con croce rossa ed i secondi tuniche nere con croce bianca od anche rosse con croce bianca.
Vengono alla mente le immagini guerresche sullo sfondo delle fortificazioni della Terra Santa. E’ bene comunque ricordare che entrambi gli Ordini nascono per fornire supporto ai pellegrini, e non solo, in Terrasanta: soprattutto in campo militare i primi e in campo di assistenzialismo i secondi. Successivamente, nel 1191, si sviluppò anche l’Ordine Teutonico o Ordine dei Fratelli della Casa di Santa Maria in Gerusalemme: mantello bianco e croce nera.
Da dove nasce allora la confusione tra i due principali Ordini? Come è normale fosse, Templari i Ospedalieri erano entità simili ma diverse ed avevano giurisdizioni su beni differenti, come differenti erano le Regole, le divisioni interne e le rappresentanze. Il nodo sta anche nel fatto che nel 1314 l’ordine dei Cavalieri Templari fu sciolto a seguito di una manovra economica e politica mascherata da accuse infamanti alla quale prese parte anche Clemente V che, almeno formalmente, cercò di evitare la rotta dell’ordine voluta da Filippo il Bello. Le ricchezze accumulate dall’Ordine del Tempio finirono così nelle casse del re di Francia e la gran parte delle proprietà venne trasfusa ai Cavalieri Ospitalieri che ne divennero detentori e proprietari.
Dunque, nel 1373 viene richiesta dal papa una indagine per conoscere l’entità dei beni degli Ospitalieri nella precettoria di Arezzo; ben otto beni immobili, secondo il documento esaminato per prima da Loredana Imperio, potevano essere annoverati nel patrimonio degli Ospitalieri e, tra questi, alcuni beni di provenienza templare. La chiesa di San Jacopo al Prato, demolita nelle sue ultime forme negli Anni Sessanta del secolo scorso, così come il connesso ospedale, citato nel 1302, gravitava già da tempo nella sfera degli Ospitalieri.
Di contro, la chiesa di San Giorgio di Arezzo, la “domus templi” dovette essere una acquisizione recente per gli Ospitalieri, “ereditata” dai Templari. L’ispezione degli incaricati del papa alla chiesa di San Giorgio, una dedicazione ad un santo guerriero, riporta l’incontro con il rettore della chiesa ed il cappellano, quest’ultimo un camaldolese proveniente da Firenze.
Il rettore, un frate di nobile famiglia aretina, svolgeva quell’incarico da oltre dieci anni e dichiarò di appartenere all’Ordine di San Giovanni (Ospitalieri); non essendo né sacerdote, né onerato degli ordini sacri e non essendo nemmeno un cavaliere, potrebbe far ritenere che lo stesso potesse avere la qualifica di sergente.
Nel documento si annota, inoltre, che un cittadino di Arezzo precisò che “el tempio” (la “domus templi” del citato documento del 1373) così denominato nell’uso comune cittadino, constava di un complesso costituito dalla chiesa di San Giorgio, dal chiostro ed alcune abitazioni che dovettero essere già di appannaggio dei Templari prima del loro scioglimento.
Nel 1222 vengono rogati alcuni atti notarili “in domo mansionis templi” presso Arezzo: ciò sta ad indicare sia l’importanza del luogo eletto per la stipula sia che lo stesso si trovava non già in città ma appena fuori; ed infatti le mura che cingevano la città duecentesca dovevano correre, nella parte sud, lungo il tracciato dell’attuale via Garibaldi (o meglio tra questa ultima e via Cavour) cosicchè la zona di San Lorentino, e dunque anche la chiesa di San Giorgio e l’ospedale del Tempio, presto affermatosi, dovevano trovarsi, in una zona campestre nelle immediate vicinanze delle mura. Sullo scorcio del Trecento, quando le nuove mura del Tarlati avevano inglobato nuovi spazi urbani, un documento ricorda un terreno in “contrada S. Laurentini” vicino alla chiesa della Annunziata ed una pertinenza dell’Ospedale del Tempio.
La planimetria della città di Arezzo del Montauti del 1782 indica ancora la presenza de “Il Tempio”, sito lungo l’attuale via San Lorentino, all’incirca verso la metà inferiore quasi di fronte all’altro Ospedale denominato di S. Maria della Misericordia. Perchè il lettore capisca meglio, siamo nella zona di via San Lorentino, che sta fra il Museo Medioevale e la porta omonima, sul lato sinistro per chi viene dal centro.
La chiesa di San Giorgio, o “Il Tempio”, sviluppava il proprio lato nord lungo il Borgo (oggi via) di San Lorentino, in posizione appena arretrata costeggiato da uno slargo e affiancato da una piazzetta. La chiesa risultava pertanto orientata, con l’abside rivolta ad est e la facciata ad ovest; un cabreo ne ritrae le forme settecentesche: il fianco scandito da monofore in alto e arconi al livello inferiore; la facciata distinta da una fascia alta di archetti, un occhio circolare sotto il timpano ed un piccolo campanile a vela.
La cancellazione delle tracce materiali cittadine dell’eredità degli Ospitalieri e dei Templari per lasciare (anche sciaguratamente) spazio a nuove forme urbane ha affidato la memoria della stessa a fotografie di metà Novecento e, in maniera meno nota, a immagini di metà Settecento e documenti ancor più antichi che meriterebbero maggior considerazione per valorizzare questa nicchia di storia, tutta aretina, entro la ben più vasta cornice storica.