Il lavoro nei campi c’è ma non si trova chi lo fa

L’allarme per le lungaggini burocratiche legate all’inserimento di lavoratori. Dindalini (Cia): "La pandemia e la guerra hanno rallentato tutte le procedure"

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di Gaia Papi

In pochi sono disposti a lavorare nei campi. Dopo il caro carburanti, i prezzi esorbitanti di concimi e mangimi, l’invasione dei selvatici che azzerano produzioni e raccolti, dalle campagne aretine arriva un nuovo allarme. Il 17 marzo è scaduto il termine previsto per inoltrare le domande di ingresso dei lavoratori extracomunitari secondo l’ormai usuale procedura online legata al Decreto Flussi.

A inizio maggio però i nulla osta di ingresso non sono stati ancora rilasciati. Il ritardato arrivo della manodopera da impiegare nelle lavorazioni agricole crea grande preoccupazione tra gli imprenditori del territorio, già costretti a combattere con altre gravi problematiche: dal caro carburanti, ai prezzi esorbitanti di concimi e mangimi, all’invasione dei selvatici che azzerano produzioni e raccolti. Motivazioni che di recente li hanno spinti a scendere in piazza, insieme ai colleghi del Centro Italia, nella grande manifestazione di protesta che si è tenuta di recente a Venturina Terme, nel comune di Campiglia Marittima, in provincia di Livorno.

A tutto questo adesso si aggiunge la difficoltà di reperire la manodopera necessaria per la conduzione delle aziende. Con l’arrivo della primavera, nelle campagne arrivano le naturali “scadenze”: la piantumazione di alcuni prodotti, tra cui il tabacco e le ortive, che rappresentano voci significative dell’economia agricola del territorio; gli interventi stagionali da effettuare sui frutteti e sui vigneti; la manutenzione degli spazi verdi a corredo delle aziende agrituristiche che, dopo anni difficili, tornano finalmente ad accogliere gli ospiti… e tanto altro ancora.

"Sono mille in questo periodo le necessità delle imprese agricole che, da anni, impiegano con reciproca soddisfazione manodopera proveniente da oltreconfine: lavoratori comunitari ed extracomunitari disponibili a svolgere attività nelle aziende del territorio – spiega il direttore di Cia Agricoltori Italiani di Arezzo Massimiliano Dindalini – la complessità dei meccanismi, unita agli strascichi della pandemia e ai primi effetti della guerra russo-ucraina, ha rallentato le procedure di ingresso. Il ritardo rischia di compromettere gravemente l’attività e i risultati di un’annata già di per sé difficile. Sollecitiamo i rappresentanti delle istituzioni ad adoperarsi, secondo le loro competenze, per accelerare l’iter in modo da rendere disponibile in tempi rapidi la manodopera richiesta dalle imprese, che hanno presentato regolare domanda attraverso le organizzazioni agricole".

Il passaggio generazionale nel settore primario è cruciale. Infatti, malgrado negli ultimi anni si siano moltiplicate le misure per favorire il ricambio in agricoltura, dai mutui a tassi zero alle agevolazioni per l’acquisto e la vendita dei terreni, gli ‘under 35’ alla guida delle imprese agricole, pur aumentati, sono ancora troppo pochi se paragonati a quelli degli altri paesi europei. Il ricambio generazionale, per sua natura, è un argomento che immediatamente rimanda al futuro. E non può continuare ad aspettare tempi migliori.