
Il Giro parla ucraino e russo Sulle strade del Casentino lo sport va oltre la guerra
di Alberto Pierini
Kyrylo scatta sulla Croce di Sarna: scatta due volte, una per ogni passaggio dal punto più critico di questa edizione. I "nemici" lo inseguono. La dinamica dello sport? Sì, ma per un giorno si incrocia con la vita.
Perché sulle strade del Giro del Casentino russi e ucraini corrono insieme. Rivali, beninteso, e senza alcuna intenzione di lasciare campo agli avversari. Però nella stessa gara. I russi tutti in una sola squadra, che è spagnola: si chiama Baix Ebre, ed è uno di quei team da anni protagonista nei campionati èlite.
E chissà che essere con un’altra "divisa" non abbia favorito la loro ammissione. Fino a qualche anno fa la Russia al Giro del Casentino partecipava con una rappresentativa nazionale, neanche fossero i mondiali. Forse stavolta sarebbe stato impossibile.
Dalle maglie degli organizzatori filtra una linea che va al di là: lo sport è una cosa, la politica è un’altra. E del resto il gruppetto, tra l’altro molto agguerrito con fior di corridori, da Mosca e dintorni non partecipa certo solo al Giro del Casentino: no, vanta diverse corse in giro per l’Europa, spesso corredate di vittorie.
Gli ucraini, è chiaro, ci sono senza se e senza ma: Kyrylo Tsarenko più di tutti. Prima vince il gran premio della montagna, il cui trofeo è tra l’altro legato al nome del padre del nostro collega Fausto Sarrini, poi conquista un orgoglioso secondo posto. I russi arrancano indietro ma non troppo: perdono la fuga giusta, sono costretti a inseguire tutto il giorno, nei primi dieci c’è comunque uno di loro, Denis Denisov, 21 anni e diverse vittorie alle sue spalle.
Ma il ruolino di marcia per una domenica conta poco. Conta questa sorta di isola che si va a disegnare sui tornanti del Casentino. Un’eccezione nei fatti.
Perché dai mondiali di atletica in corso in queste ore russi e bielorussi sono esclusi, completamente fuori dalle competizioni. E già infuria la querelle sulle Olimpiadi del 2024: al massimo da Mosca e dintorni gli arrivi saranno in veste neutrale, senza bandiere e senza maglie nazionali. Ma non è neanche detto.
E’ un quadro dove la ragione e il torto si inseguono da sempre. In ballo questioni delicatissime. L’invasione di un Paese, le vittime rimaste sul campo, uno Stato solo contro il resto dell’Europa: e dall’altra parte le rivendicazioni di chi non sposa quella guerra e vorrebbe continuare ad allenarsi e gareggiare.
Registriamo solo che il Casentino per una domenica si è ritagliato una sua via alla pace. Tra un anno l’arrivo, negli 800 anni delle Stimmate, sarà al Santuario della Verna. E per allora cosa si inventeranno?