
La manifestazione di protesta dei dipendenti della Telco a Firenze
Sii è tenuto a Firenze il presidio promosso dalla Cgil sulla vertenza Telco. Un presidio di protesta sotto la sede di Firenze di Fibercop in viuzzo dei Bruni, organizzato da Slc Cgil Toscana insieme alle lavoratrici e ai lavoratori di Telco, azienda del settore delle telecomunicazioni (riparazione e sviluppo della rete telefonica) che opera in Toscana con circa 400 addetti distribuiti tra Campi Bisenzio, Siena, Arezzo, Vicopisano e Grosseto. Al presidio hanno partecipato, in segno di solidarietà, anche alcuni dipendenti Fibercop. Alla base della mobilitazione ci sono il mancato pagamento di alcune spettanze, la totale incertezza sul futuro aziendale e la richiesta di un’assunzione di responsabilità da parte di Fibercop, principale committente di Telco, nonché del Governo, a partire dal Ministero dell’Economia, che partecipa indirettamente alla proprietà di Fibercop tramite Cassa Depositi e Prestiti. Una mobilitazione partecipata, nonostante i ranghi ormai ridotti di un’azienda che negli anni ha visto impoverirsi il proprio organico. "Siamo soddisfatti – commenta Samuele Falossi di Slc Cgil Toscana – perché il presidio ha dato voce a una categoria di lavoratori dimenticati, pur in un contesto aziendale sempre più svuotato". In Toscana, degli oltre 300 lavoratori Telco a livello nazionale, ne restano circa 80.
Gli altri, spesso professionisti qualificati, si sono dimessi e hanno accettato impieghi peggiorativi in altre aziende. Una dispersione di competenze che non danneggia solo i lavoratori, ma anche la qualità dei servizi: "Se guadagni meno, ti impegni meno – osserva Falossi – ed è il servizio al cittadino a risentirne". Il problema non è nuovo, ma resta irrisolto: lavori bloccati, cantieri fermi, guasti in attesa di manutenzione. Solo nella provincia di Pisa si contano circa 200 interruzioni di linea non risolte, mentre migliaia di clienti Tim pagano regolarmente le bollette per un servizio spesso inefficiente. Per la CGIL, la responsabilità è doppia: "da un lato Fibercop, che detiene il controllo totale della filiera e potrebbe riassegnare i lavori a un nuovo fornitore reintegrando gli ex dipendenti; dall’altro il Governo, che attraverso Cassa Depositi e Prestiti detiene il 20% di Fibercop e avrebbe il potere – e il dovere – di intervenire".
"Serve una volontà politica – insiste Falossi –. Se il Governo dicesse a Fibercop: ‘Assumi questi 300 lavoratori per fare quello che non viene fatto da mesi’, la situazione si sbloccherebbe in un giorno. Invece, tutto tace". La vertenza prosegue. Il prossimo appuntamento è fissato per il 19 maggio al Ministero, dove si attende un segnale concreto. "Serve un intervento diretto, risolutivo – conclude la Cgil – perché i lavoratori ci sono, le competenze anche. Manca solo la volontà di agire".