Il commercialista ritratta in aula Pm: "Valutiamo falsa testimonianza"

E’ il professionista di Amendola. Rossi sbotta: "Per due volte alla Digos parlò di un accordo per aiutare Bardelli. Clamoroso"

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di Erika Pontini

"Bardelli era molto arrabbiato perché Amendola non aveva onorato la promessa di aiutarlo" a risolvere una situazione finanziaria compromessa. Sandro Panzieri, commercialista di Amendola lo disse il 15 gennaio 2020 agli investigatori della Digos che indagavano su Coingas e sul presunto patto scellerato del 2016, una Partecipata in cambio dell’aiuto economico, lo confermò il 30 gennaio sempre in questura parlando di due incontri, il primo anche con Ciofini, fiscalista di Bardelli, il secondo con il consigliere comunale e Amendola. Ma ieri mattina, pressato dalle domande del procuratore Roberto Rossi ritratta. "Non ho avuto modo di spiegare compiutamente, l’ispettore non ha interpretato quello che volevo dire", ovvero – sostiene in aula – "non c’era alcun accordo, era un interessamento".

Rossi sbotta come mai aveva fatto dall’inizio dell’istruttoria per il maxi-processo Coingas, nemmeno sui filoni più delicati di consulenze d’oro e abuso d’ufficio. "A me sembra clamorosamente strano. Lei ha riconfermato quanto dichiarato anche il 30 gennaio. Come è possibile?". Panzieri non si scompone e continua sulla versione dell’"interessamento" quando nella sede dell’agenzia di assicurazioni di Amendola, neo eletto alla guida di Multiservizi, Bardelli gli chiese ’semplicemente’ "a che punto è la pratica", ovvero "l’operazione di consolidamento della situazione creditoria".

"Non faccia finta di non capire", incalza il pm che prima sollecita il presidente Ada Grignani a richiamare il testimone ai "rischi a cui si espone" e poi chiede formalmente la trasmissione del verbale alla procura per valutare l’ipotesi di falsa testimonianza. E’ il vero colpo di scena di un’udienza dedicata a ricostruire l’eventuale traffico di influenze, contestazione sopravvissuta alla più grave imputazione di corruzione. Sarà rispondendo alle domande di Marco Manneschi, legale di Amendola, che Panzieri ricorda di essere stato in ospedale, la notte prima dell’audizione in questura per una colica renale e che l’aspetto contabile di Multiservizi "era in regola" eccezion fatta per "l’anomalia che i denari della società erano concentrati in un unico istituto di credito", quanto al duo Amendola-Bardelli la nuova versione resta "l’aiuto a una persona che faceva parte stesso gruppo politico".

Anche il giudice a latere vuole vederci chiaro sulla riunione e sul perché proprio Amendola doveva bussare alle banche per caldeggiare l’operazione finanziaria di Bardelli. "Conosceva i direttori".

Poi tocca ad Andrea Ciofini, commercialista di Bardelli, salire sull’emiciclo e raccontare che il suo cliente era in difficoltà per "contributi e tasse non pagate e diverse pendenze bancarie", una situazione economica "altamente compromessa" su cui Amendola si "era offerto" di intervenire per fargli ottenere finanziamenti. E sì, "Bardelli si aspettava una ricompensa dall’Amendola" ma la contropartita della nomina resta sfumata. E’ sempre il professionista a raccontare della chiamata di Sergio Staderini, già amministratore unico di Coingas e esponente di Ora Ghinelli. "Mi mandò un messaggio in cui mi chiedeva documenti perché aveva una riunione con Bardelli e con il sindaco" aggiungendo che "in effetti l’interessamento mi apparve inusuale, pensai alla comunanza politica". E lasciò cadere. Una questione che comunque è impressa anche nei famosi nastri Staderini: le autoaccuse dalla vivavoce dei protagonisti.

In apertura di udienza, assente Maurizio D’Ettore causa Covid, l’onorevole Stefano Mugnai, oggi in Coraggio Italia, allora coordinatore regionale di Forza Italia, aveva spiegato la genesi della nomina Amendola, secondo il più collaudato dei manuali Cencelli ma anche la chiamata del sindaco Alessandro Ghinelli per aiutare il consigliere Bardelli che versava in difficoltà economica. "Feci presente che non era possibile intervenire, nemmeno a me il partito aveva dato un euro per la campagna elettorale e uscì dalla riunione infastidito". Poi "saltò fuori il nome di Luca Amendola, che sapevo esserne amico, per dare una mano a Bardelli". Mugnai ha anche detto che successivamente parlò con Amendola "ma mi parve seccato". Quando tocca alle difese Mugnai racconta che Fi fece una rosa di nomi per le Partecipate: Amendola, Mennini e Francesca Lucherini, figlia dell’ex sindaco. "Da Manuale Cencelli?", sottolinea l’avvocato Alboni che assiste Bardelli. "Sì, le forze di maggioranza esprimono nominativi dopo l’elezioni, è una sorta di luna di miele tra il sindaco e i partiti". Ma Mugnai nega pressioni di Bardelli. E’ l’avvocato Luca Fanfani a introdurre un altro argomento dimenticato sul piatto delle nomine. "Nel 2017 ebbe a sponsorizzare un nuovo incarico per Amendola?". "Non lo ricordo", ribatte l’onorevole. "Lo esclude?". "No".

"E Gas Tronto", incalza. "Mi dice poco. Chi ha un ruolo politico a volte fa solo da cerniera e se la cava con una telefonata".

La verità è che Amendola fu nominato presidente della Partecipata di Estra. E ancora oggi esistono le foto con Francesco Macrì e Amendola in posa per l’occasione.

Si torna in aula martedì per l’audizione di Simona Rostagno, l’avvocatessa del parere Macrì, il passaggio da Palazzo Cavallo al colosso del gas. Disse di essere stata contattata dal politico nella primavera 2016 e poi da Staderini che chiese formalmente il parere legale.